RomaIl Consiglio dei ministri è iniziato già da unora quando Gianni Letta annuncia larrivo imminente di una lettera di Giorgio Napolitano. Una missiva nella quale il Quirinale spiega nel dettaglio le ragioni per le quali non controfirmerà un eventuale decreto legge del governo che blocchi la sospensione delle cure per Eluana Englaro. Passano i minuti e dopo una breve pausa i ministri tornano a sedersi intorno al tavolo circolare al primo piano di Palazzo Chigi e ascoltano Letta che legge per intero la lettera del capo dello Stato. Più duno è scettico e il più perplesso di tutti è proprio Silvio Berlusconi. Lo dice chiaro davanti a tutto il governo, lo ripete a un gruppo ristretto di ministri qualche minuto dopo: «Non sera mai vista una cosa del genere, non sera mai visto che il Quirinale mettesse le mani avanti in modo formale prima ancora che il Consiglio dei ministri decidesse se approvare un decreto». Poi si corregge: «Non prima, ma durante il Consiglio dei ministri...». Che infatti viene sospeso in attesa della missiva. In conferenza stampa il premier stempera e si limita a parlare di «innovazione», in privato è chiarissimo: «Così si mortifica il governo, anche perché su questo decreto i ministri sono tutti daccordo».
Passano i minuti e sia il Tg2 delle 13 che il Tg1 delle 13.30 aprono con il caso Eluana. «Lettera di Napolitano a Berlusconi: no al decreto», titola il primo. «Il Quirinale dice no al decreto del governo», segue a ruota il secondo. La linea che passa, dunque, è che il Colle ha bloccato Palazzo Chigi ancor prima del voto. «Inaccettabile», chiosa in privato Berlusconi. Perché, aggiunge, «non possiamo farci commissariare». Così, dopo un breve consulto, il premier decide per la linea dura. Daltra parte, quello della decretazione durgenza è un suo vecchio pallino e più duna volta sul punto sè dovuto confrontare con Napolitano. Che, non a caso, nella lettera auspica «una pacata considerazione delle ragioni indicate» così da «evitare un contrasto formale in materia di decretazione durgenza» che «finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare». Un passaggio che il Cavaliere non gradisce, convinto di aver già limitato al massimo luso del decreto legge. Che - dirà poi - è lunica via per «governare un Paese avanzato ma con unarchittetura» istituzionale «non adeguata ai tempi».
Si va dunque alla conta. Berlusconi chiede un giro di tavolo e uno dopo laltro intervengono tutti i ministri. Il più convinto è Maurizio Sacconi, ma anche Umberto Bossi («la vita va sempre tutelata») e Luca Zaia sono netti. Roberto Calderoli è il più duro con il Colle: «Deve finire questa storia per cui il Quirinale decide in via preventiva quali decreti possiamo approvare». Mentre non fa una grinza il ragionamento di Raffaele Fitto: «Mentre noi stiamo qui a discutere come dei cretini sui Tg cè già la notizia del no di Napolitano. Se non portiamo avanti il decreto daremo limpressione di non avere alcuna autonomia decisionale». Nel merito del provvedimento, poi, concordano anche Ignazio La Russa e Andrea Ronchi. «La vita bisogna difenderla sempre - spiega il secondo - ma attenzione al pericolo di uno scontro istituzionale». Daltra parte, sia su Eluana che sulla decretazione la posizione di Gianfranco Fini è da tempo piuttosto chiara. Lunica che ha perplessità nel merito è Stefania Prestigiacomo che alla fine, però, vota. Berlusconi, infatti, vista anche la lettera di Napolitano, vuole lunanimità. Per usare le parole di La Russa, sul decreto «il premier ha quasi posto il voto di fiducia». Sintetizza il Cavaliere prima di lasciare il Consiglio dei ministri: «Abbiamo fatto la cosa giusta, altrimenti avremmo creato un precedente pericoloso».
Berlusconi, insomma, ha deciso di smarcarsi da quelle «briglie» che gli «impediscono di governare il Paese come si deve». Tra queste, secondo il Cavaliere, cè certamente il freno costante del Colle ai decreti legge. Ma pure le continue frizioni delle ultime settimane con gli alleati. Della linea seguita dal governo, infatti, non è certamente soddisfatto Fini.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.