Roma - Sul palco no, sarebbe troppo. Ma gli basta una passeggiata davanti alla prima fila, con le mani da stringere, i sorrisi da dispensare, le spillette di Forza Italia da regalare ai disabili e i bambini da toccare, per occupare i maxi schermi della piazza e timbrare la manifestazione. Mezz’ora a San Giovanni e il Family day diventa il Silvio day.
Eppure non voleva venire. «Non volevo che si pensasse che da parte mia ci fosse un tentativo di strumentalizzare il raduno». Se si è deciso, racconta, è perché «ho visto questa vignetta indegna sul manifesto». E mostra la prima pagina del quotidiano, con il disegno di Vauro che collega il Family day ai casi di pedofilia nel clero americano. «Savino, sono qui perché dobbiamo reagire», dice a Pezzotta appena sceso dall’auto. «C’è un movimento contro la Chiesa a cui si vuole impedire di esprimere le sue opinioni. Mi viene in mente quello che ci fu nei Paesi comunisti, la Chiesa del silenzio. L’Italia soffre di un male all’origine, un rigurgito di quel laicismo derivato dal fatto che la Repubblica si è costituita contro il potere temporale dei Pontefici». Ma da allora, dice, «è passata tanta acqua sotto i ponti e laici e cattolici non devono più essere contrapposti. Per questo, spiega, la contro-manifestazione di Piazza Navona «riflette pulsioni superate dalla storia».
Sempre per questo, incalza Berlusconi, «i cattolici che stanno nella maggioranza sono in contraddizione con se stessi perché alleati con l’estrema sinistra». Che c’entrano, si chiede, «falce e martello con la dottrina sociale della Chiesa?». Quanto a Romano Prodi, il suo appello a non replicare le contrapposizioni tra i guelfi e i ghibellini «deve rivolgerlo alla sua coalizione, alla sinistra animata dall’odio sociale che applica la solita concezione marxista della storia».
E il Professore adesso deve stare attento, perché «il successo del raduno di san Giovanni è un segnale forte per un governo che non ha una vera maggioranza, che occupa tutte le istituzioni e che fa una politica contraria alle famiglie». Tutto l’opposto di «quando al potere c’era il centrodestra: in cinque anni nessuno ha mai sentito la necessità di fare una manifestazione come questa perché la nostra era una vera politica sociale». L’ex premier tira fuori gli appunti da una cartellina e legge: «Ci sono state alcune misure dirette al concreto sostegno della famiglia italiana, come la no-tax area, il bonus di mille euro per i nuovi nati e le deduzioni per i figli. E infine la riforma del lavoro e della scuola». Un lavoro lasciato a metà. «Nel nostro programma - dice il Cavaliere - ci sono l’abolizione dell’Ici per la prima casa e la rivoluzione della tassazione, con un fisco non più individuale ma che adotti il quoziente familiare, come in Francia». Un’altra idea è «la creazione di un libretto di risparmio vincolato per tutti i nuovi nati, per aiutare i ragazzi nel corso della loro carriera scolastica».
Con l’attuale esecutivo invece «c’è una pressione fiscale che va oltre il 50 per cento e c’è un preoccupante atteggiamento generale contro la famiglia». Ad esempio i Dico. Berlusconi non ha «nessuna contrarietà alla difesa dei diritti delle coppie di fatto e dei conviventi», ma per fare questo, sostiene, «basta il codice civile, che semmai può essere modificato e migliorato». Quello che secondo lui «non si può accettare, sono i matrimoni di serie B». Comunque sia, il Cavaliere non esclude a priori possibili convergenze parlamentari con la maggioranza su temi etico-sociali. «Noi - afferma - abbiamo sempre fatto un’opposizione positiva e sui contenuti. Ciò vuol dire che quando un provvedimento, anche se presentato dalla sinistra, ci sembra buono, lo votiamo».
Prima di rientrare a Palazzo Grazioli c’è tempo per un salto a via Giulia per cercare tra gli antiquari un regalo per un matrimonio: «Sono stato testimone a 300 nozze». C’è spazio pure per una battuta davanti alla sede dell’Antimafia». «Avete un mandato di cattura per me? No? Bene, per oggi me la cavo».
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