Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica
Altro che chiusura di Annozero, altro che intercettazioni col «botto». Di esplosivo c’è ben altro nell’inchiesta di Trani. Nel tentativo di dimostrare le indebite pressioni di Silvio Berlusconi sul membro Agcom Giancarlo Innocenzi, il pm è costretto ad allegare un’intercettazione agghiacciante del novembre scorso. Nella quale il premier, stanco del clima di odio e delle trasmissioni televisive che lo alimentano, rivela al suo interlocutore di essere stato oggetto di un progetto d’attentato con un’autobomba a Roma.
L’ATTENTATO A ROMA
Berlusconi: «Ecco io farei così, io ho parlato con il direttore Masi e con tutti i nostri uomini, perché ho fatto uno studio sulle televisioni europee, non c’è nessuna televisione europea in cui ci sono questi pollai. E allora perché noi dobbiamo avere queste fabbriche di fango e di odio. Sono dovuto stare un giorno chiuso a Palazzo Chigi, dormirci la sera prima e la sera dopo». Innocenzi: «Già, ho letto sui giornali...». B: «Perché sai, è venuto fuori che volevano farmi un attentato accostando una macchina alla mia nel percorso da casa mia a Palazzo Chigi, allora ti domandi... Oggi Ghedini ha ricevuto una cosa con cinque pallottole in cui gli dicono che lo aspetta un caricatore intero, che sarà per lui, per sua moglie, per sua sorella, per suo figlio, che sanno dove va a scuola suo figlio che sanno dove va a giocare e gli hanno praticamente rovinato la vita». I: «Allucinante, ma è questo perché caricano sempre di odio...».
I PROIETTILI A GHEDINI
B: «E allora non si può più vedere i Di Pietro che fanno quella faccia in televisione, non si può più avere poi un pubblico di parte con quello che dice applausi e questi che approvano quando c’è una cosa che è contraria al vero e soprattutto la Rai non può accettare di non avere più canone perché la Rai con queste trasmissioni fa sì che la gente dica io non pago più il canone perché non voglio che i miei soldi siano andati a Santoro o a Floris». I: «No ma guarda». B: «Ecco, non quello, fammi finire, quello che adesso bisogna concertare è che l’azione vostra sia un’azione che consenta che sia da stimolo alla Rai per dire chiudiamo tutto».
COSENTINO E CASINI
B: «Ma non solo su Santoro. Apritelo su tutte le trasmissioni di questo tipo». All’inizio di questa stessa telefonata il premier si sofferma a parlare del tiro a bersaglio, senza contraddittorio sul sottosegretario Nicola Cosentino, passando poi a disquisire sull’atteggiamento attendista del membro Agcom, Magri, il cui voto decisivo Berlusconi prova ad ottenere per il tramite di Pier Ferdinando Casini. B: «Ecco, è a dir poco grave anche il fatto che facciano un processo ad uno (Cosentino, deputato del Pdl sott’inchiesta per fatti di camorra, ndr) è gravissimo che qua non ci sia nessuno che lo difenda, che quindi non ci possa essere nessun contraddittorio, è grave che facciano interpretare da degli attori delle cose che risalivano tra l’altro ad almeno dieci anni fa». I: «Mi sono incontrato anche con Ferri (Cosimo Ferri, membro del Csm, ndr), con Cosentino ed abbiamo messo insieme un gruppo di persone... ecco... ti abbiamo cercato appunto per dirti questo, cioè che abbiamo messo insieme un gruppo di giuristi amici di Ferri e abbiamo analizzato tutte e cinque le trasmissioni dove abbiamo riscontrato che ci sono tutta una serie di infrazioni abbastanza gravi. Lunedì io assieme a... purtroppo, però, mi manca Magri perché sai a Magri… gli ho già parlato... è molto titubante». B: «Allora adesso io parlo con Casini». I: «Bravo». B: «Che vuol venire con me... ha fatto una stronzata ieri ha detto che è una porcheria quella legge lì... Vabbè comunque adesso io (a Casini, ndr) gli parlerò di Magri, ma ti dico subito che io non andrei più addosso alla singola trasmissione in modo...».
IL RUOLO DI NAPOLITANO
I: «Guarda io ti dicevo, avevo fatto già una riunione con Gorla, con Cosimo Ferri con Romani e io per mettere un po’ a fattor comune, perché il problema vero è che poi ognuno va per i cazzi propri, come sempre facciamo noi. Cosimo ha messo in piede questo tipo di giuristi, lunedì io ho già detto al segretario generale, a Calabro che i quattro nostri fanno subito una denuncia all’autorità, noi chiediamo l’apertura dell’istruttoria non solo per l’aspetto specifico di Cosentino, ma per tutto il seguito delle trasmissioni, le abbiamo analizzate tutte, quindi ormai è un crescendo continuo da parte sua (di Michele Santoro, ndr). In più c’è un codice che abbiamo varato noi, che impedisce la rappresentazione di processi in tv, per altro avallato dal Csm e anche dal presidente Napolitano, con il plauso di Napolitano, oltre che del Csm, e lui in spregio totale continua a sbattersene i coglioni allora l’idea nostra è che con martedì noi cominciamo ad aprire il fuoco a tutto spiano». B: «Ma non solo su Santoro. Apritelo su tutte le trasmissioni di questo tipo».
IL VERBALE DI INNOCENZI
Il 17 dicembre scorso, invece, Giancarlo Innocenzi, membro dell’Agcom, viene convocato in procura a Trani come persona informata sui fatti. Innocenzi non capisce dove i magistrati vogliono andare a parare. E con fermezza, nega tutto. Smentendo di fatto - così sostiene la procura di Trani - i contenuti delle intercettazioni con Silvio Berlusconi. Ecco il passaggio saliente del verbale. Procura: «Signor Innocenzi, lei ha mai ricevuto da altri, proprio in virtù del ruolo istituzionale che lei ricopre, richieste di interventi, e dunque di intervenire presso i dirigenti Rai per smorzare o comunque non fare diffondere informazioni di pubblico interesse?» Innocenzi: «No, mai». P: «Ne è sicuro?». I: «Assolutamente sì». P: «Un’altra cosa dottor Innocenzi. Abbiamo appreso dai giornali che ultimamente la Rai avrebbe deciso di sospendere alcune trasmissioni di pubblico interesse in tema di attualità. Lei, dottore, si è mai interessato a questa questione?».
«NESSUNA PRESSIONE»
I: «Allora. Voglio precisare che non è tra le competenze dell’Agcom quella di imporre la sospensione di programma, neanche la Rai può sospendere questo tipo di programma ma solo dare indicazioni sulle linee guida da segire. In merito, proprio nel consiglio tentutosi ieri (16 dicembre, ndr) presso l’Agcom, al quale hanno partecipato oltre a me il presidente Calabrò, Savarese, il professor Mannoni, il senatore Magri, il senatore Napoli, il senatore Lauria e l’avvocato Sortino, è stato deliberato di rinviare al neocostituito «comitato dei processi in tv» (composto dai rappresentanti di tutte le emittenti televisive, dalla Federazione editori, dall’Ordine dei giornalisti, dalla Federazione nazionale della stampa e dal Csm) la valutazione in merito alla raffigurazione dei processi in alcuni programmi televisivi per valutare se ci sono violazioni al codice di autoregolamentazsione del processo in tv». P: «E...». I: «E contemporaneamente, nella stessa seduta è stato stabilito che l’Agcom avviasse una istruttoria per valutare se i programmi del servizio pubblico violino le norme previste dal contratto di servizio dal testo unico della televisione. Entrambi in provvedimenti sono stati votati all’unanimità. Nella stessa seduta è stato deciso di convocare il direttore generale (Mauro Masi) e il presidente della Rai, (Paolo Garimberti) dopo le vacanze natalizie per investirli delle problematiche di cui sopra».
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