Roma Sulla celebrazione solenne del Giorno della memoria, istituito dieci anni fa in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni ebraiche, piovono le minacce pronunciate dalla guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, che profetizza la distruzione dello Stato di Israele. Dunque, si guarda al passato per non dimenticare, nella consapevolezza che per un futuro, possibilmente di pace, c’è ancora molto da fare.
«Il ricordo è un dovere perché tutto ciò non possa più accadere», avverte il premier Silvio Berlusconi nel messaggio scritto per il Giorno della memoria. Il presidente del Consiglio guarda appunto al futuro. Un futuro vicinissimo: la prossima settimana infatti Berlusconi sarà a Gerusalemme, con una nutrita schiera di ministri del suo governo, per un vertice bilaterale al quale il premier attribuisce la massima importanza perché, oltre a ribadire e consolidare l’amicizia con Israele, questa visita potrebbe pure segnare un passo verso il dialogo con il mondo arabo moderato.
Berlusconi sarà a Gerusalemme il primo febbraio ed ha già in agenda per il 2 l’incontro con il primo ministro, Benjamin Netanyahu e il 3 con il presidente, Shimon Peres. Quello stesso pomeriggio si sposterà a Ramallah per un colloquio con il presidente dell’Anp (Autorità nazionale palestinese), Abu Mazen.
Al centro la questione della sicurezza dello Stato di Israele che non può prescindere dal pieno riconoscimento al diritto di esistere in pace. Diritto ribadito dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, quando accoglie il premio Nobel, Eli Wiesel al Quirinale aprendo la cerimonia ufficiale per le vittime dell’Olocausto. Nel ringraziarlo «per il suo impegno incessante a trasmettere la memoria e a lottare per la pacifica convivenza tra i popoli e per diritti umani», Napolitano ricorda la necessità del pieno riconoscimento dei diritti dei popoli, e in particolare «del diritto dello Stato di Israele a vivere in sicurezza».
Poi Wiesel passa a Montecitorio e qui il presidente della Camera, Gianfranco Fini, evoca «il rinnovarsi di minacce di sterminio». Wiesel interviene in modo esplicito e chiede: «Come si può trattare con Ahmadinejad? Come osa dire che lo Stato di Israele deve essere distrutto? La mia idea, e non so se sia praticabile, è che dovrebbe essere arrestato e tradotto dinanzi alla Corte dell’Aja e accusato di crimini contro l’umanità».
L’Italia, aggiunge Wiesel, «potrebbe essere la prima a presentare una legge che designi l’attentato suicida come crimine contro l’umanità».
Dunque l’Italia in prima fila in difesa dei diritti di Israele. Non a caso, osserva Berlusconi nel suo messaggio, il nostro Paese dieci anni fa volle istituire il Giorno della memoria. «Grazie a questo provvedimento, il ricordo della Shoah è uscito dallo stretto ambito privato ed è stato affidato alle istituzioni il compito di rendere omaggio alle vittime e di proteggere le future generazioni da deliranti ideologie ispirate dall’odio razziale - ricorda il premier -. Sono quindi 10 anni ormai che ogni 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, tutte le istituzioni, in particolare quelle scolastiche, ricordano il disegno criminale nazista che si è concluso con lo sterminio di ebrei, rom e sinti, omosessuali e oppositori politici». Ecco perché «il ricordo è un dovere».
Berlusconi poi ricorda «l’eloquente gesto di Sua Santità, Papa Benedetto XVI, il quale, nel corso della recente visita alla Sinagoga di Roma, ha reso omaggio ai superstiti dei campi di sterminio nazisti. Uno dei momenti più commoventi della cerimonia».
Dunque, prosegue il messaggio del premier, «Memoria e Storia della Shoah diventano un monito per governanti e privati cittadini, giovani e adulti, perché il comportamento di ciascuno sia sempre ispirato al rispetto degli altri, al rispetto dei diritti umani, della dignità della persona, dei valori di uguaglianza, di libertà e di giustizia».
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