Roma - "Siamo già al lavoro al fine di evitare che si apra una crisi irresponsabile, in un momento delicato". Nonostante i fuochi incrociati di opposizione e finiani, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi continua a lavorare per evitare che il Paese venga inghiottito da una crisi aperta prevalentemente da Futuro e Libertà. Ma il premier spera ancore che "il 13-14 ci possa essere riconfermata la fiducia da entrambe le Camere". In mattinata il presidente della Camera Gianfranco Fini ha riunito i vertici del partito per dare una "registrata" ai suoi compattandoli sulla posizione ufficiale: "Se Berlusconi non prenderà atto della necessità di aprire, attraverso le sue dimissioni, una nuova fase politica, Fli voterà la sfiducia".
Berlusconi: "Serve continuità" "Aprire una crisi ora sarebbe irresponsabile". Continua a ripeterlo Berlusconi, nella speranza che le forze di opposizione facciano un passo indietro anteponendo il bene dell'Italia al proprio desiderio di far cadere il governo. "Abbiamo bisogno di dare continuità all’azione di governo - spiega il presidente del Consiglio - per non cadere nella morsa della speculazione internazionale, come è accaduto alla Grecia e all’Irlanda". "Sono sereno", ammette il Cavaliere convinto che "non saranno in molti a tradire il voto degli elettori, sarebbe una cosa grave". "Noi abbiamo portato in politica una moralità nuova, con un programma definito, alleanze certe e un nome certo del premier - continua Berlusconi - i tradimenti che erano stati ventilati sembra non siano tali da non consentirci di avere la maggioranza".
I temi del governo "Federalismo fiscale, sicurezza dei cittadini, contrasto all’immigrazione dall’Africa, e più in generale e clandestina, piano per il Sud, la riforma tributaria per i lavoratori, e riforma della giustizia". Sono i punti cardini del governo. "Su questi temi - sottolinea il premier - ci si deve esercitare in Parlamento. Noi al governo abbiamo già fatto la nostra parte". Secondo il Cavaliere "aprire una crisi in questo momento, non ha senso quando tutto ciò che abbiamo fatto è stato plaudito dagli organismi internazionali a cominciare dall'Fmi, e dalle società di rating che hanno confermato il giudizio di tre A all’Italia a condizione che si confermi la stabilità del Governo". "E questa - ammonisce Berlusconi - è condizione indispensabile per non cadere nella morsa della speculazione, come è già avvenuto in Grecia e in Irlanda con i risultati che abbiamo visto e con il rischio che possa avvenire anche in Portogallo".
Vertice del Pdl Tre ore di vertice a palazzo grazioli tra il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Alla riunione erano presenti i coordinatori (Verdini, La Russa e Bondi), i capigruppo di Camera e Senato (Cicchitto, Gasparri e Quagliariello) e i ministri Frattini, Matteoli e Alfano. Hanno partecipato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, l’avvocato Niccolò Ghedini, il presidente della commissione Affari costizionali del Senato Carlo Vizzini e l’ex ministro Claudio Scajola.
Cicchitto: "Nessuna ipotesi di dimissioni" "E' stata ribadita la linea che Berlusconi si presenterà alle camere per avere la fiducia ed è scartata qualsiasi ipotesi di dimissioni anticipate. Nello stesso tempo, il premier farà un discorso aperto alle esigenze che sono state poste sulle questioni economiche e sociali e anche sulle riforme istituzionali. E successivamente, anche sulla riforma della legge elettorale, fermi restando i principi del bipolarismo e del premio di maggioranza". Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla camera Fabrizio Cicchitto al termine del vertice del Pdl con il presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli. Achi gli domandava senel Pdl c'è la certezza di avere la fiducia alle Camere Cicchitto ha risposto: ""Lo vedremo il 14 però registriamo un interesse che va al di là del Pdl e della Lega".
Gasparri: "Molto sicuri di avere la maggioranza" Sulla stessa lunghezza d'onda anche il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: "Siamo molto sicuri di avere i numeri sia al Senato che alla Camera. Non si può modificare la leadership con giochi di palazzo".
La linea di Fini Berlusconi si dimetta o Fli voterà la sfiducia. E' questa la linea emersa dal vertice dello stato maggiore di Futuro e libertà nella sede di Farefuturo: "Dimissioni al buio o sfiducia senza se e senza ma" sintetizza uno dei presenti. Pur essendo unitaria la linea finale, non sono mancati i distinguo. "Non mi occupo di calciomercato. Secondo noi Berlusconi non ha una maggioranza e se la dovesse avere non si tratterebbe di una soluzione politica" spiega Bocchino all'uscita. E Briguglio chiarisce: "Non c’è nessuna trattativa. Berlusconi apra la crisi prima del 14 o voteremo la sfiducia". Per Fini, è evidente che far trapelare la notizia di una trattativa in corso "significa voler far saltare tutto": è una trappola che "non possiamo accettare, se viene meno la riservatezza non se ne fa più nulla". Berlusconi si è dimostrato come sempre "inaffidabile", ha detto ancora Fini, e discutere con lui è "tempo perso". Diversamente, ha aggiunto Fini, dall’atteggiamento di Gianni Letta "con il quale c’è sempre stato un confronto, ma essendo lui una persona seria non è mai trapelato nulla".
Bocchino conferma la sfiducia "Va detto con grande chiarezza e trasparenza che l’incontro tra me ed il presidente Berlusconi c’è stato, martedì scorso a Roma nell’ufficio di Berlusconi - racconta Bocchino - motivo dell’incontro era spiegare a Berlusconi per conto del presidente Fini la proposta della convention di Perugia". Il capogruppo di Fli alla Camera spiega che "l’incontro organizzato da Gianni Letta sempre attivo nel trovare una soluzione per il paese, doveva essere riservato, come richiede un momento delicato come quello attuale". "Ma con rammarico - aggiunge - prendiamo atto che è stato spiattellato dopo poche ore, dimostrando che con Berlusconi è veramente difficile instaurare qualsiasi trattativa". Quello di Fli "era un ultimo estremo tentativo" ma è fallito perchè da parte del premier "è prevalsa ancora una volta l’inaffidabilità e l’attaccamento alla poltrona, che dovrebbe venire in secondo piano rispetto agli interessi del Paese". "Nonostante il premier sia minoranza alla Camera - conclude il capogruppo Fli alla Camera - preferisce lo scontro muscolare a danno paese pur di non rassegnare le dimissioni. La fiducia non la otterrà, e comunque sarebbe un’accozzaglia, un’armata brancaleone, utile solo per andare al Quirinale e chiedere elezioni anticipate. Ma l’Italia non ha bisogno nè di una maggioranza posticcia allargata a qualche personaggio dell’Idv, nè di andare alle elezioni". Per questo Bocchino conferma il voto di sfiducia di Futuro e Libertà al governo.
Lo stop di Alfano "L'ipotesi di dimissioni di Berlusconi non è tra quelle contemplate né immaginate e conseguentemente l’ipotesi di un Berlusconi bis non esiste". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano conversando con i cronisti in Transatlantico alla Camera. "Anzi siamo convinti che da qui al 14 i famosi 317 si assottiglieranno per una ragione politica: perché 317 è una addizione tra Casini, Bersani, Fini, Di Pietro, gli addendi sono incompatibili e la somma non regge". Dunque "Berlusconi non si dimette e abbiamo ragioni di ottimismo per dire che il 14 ci sarà la fiducia anche alla Camera". Il premier non lascia, aggiunge, perché "è stato votato da 13 milioni e 600 mila cittadini e tra questi molti che non hanno proposto la mozione di sfiducia. Sarà interessante vedere come finisce il 14 - conclude - e noi siamo convinti che andrà bene per il governo".
Bonaiuti: "Basta accuse di dittatura" "Per natura siamo apertissimi, da sempre, alle trattative - avverte Paolo Bonaiuti - ma a volte vorremmo vedere una maggiore ragionevolezza anche tra i nostri nuovi oppositori, o ex compagni di partito di ieri". Il portavoce di Berlusconi si dice sicuro della fiducia al governo, pur astenendosi da previsioni sui numeri, e, quanto alla disponibilità a un confronto che potrebbe ripartire proprio dopo l’appuntamento cruciale alla Camera, Bonaiuti rileva che da Fli "a volte a dichiarazioni di apertura della mano sono seguite cose terribili come quelle sulla dittatura sudamericana, che aperture non sono". Insomma, osserva, "da moderato vorrei un linguaggio moderato".
Bersani e la compravendita Pierluigi Bersani si chiede se le voci di una campagna acquisti di parlamentari in vista del voto di fiducia rappresenti solo uno "scandalo" o non sia anche un "reato di corruzione". A Montecitorio il segretario del Pd attacca: "Leggo sui giornali di una campagna acquisti e mi sorge spontanea una domanda che rivolgo agli esperti: se si tratta di un’opera di convinzione non solo sotto il profilo politico ma anche sotto il profilo materiale siamo di fronte a uno scandalo o a un reato di corruzione? Io non lo so, lo chiedo agli esperti". Bersani sottolinea che "queste voci mi preoccupano per la salute della nostra democrazia, l’aria che tira suscita qualche inquietudine, bisogna stare attenti". Per Bersani, infatti, resta "un punto interrogativo" sulla presunta compravendita e "mi piacerebbe che qualche commentatore si esercitasse a dirimerlo".
L'Idv si rivolge alla procura "Abbiamo messo alcuni elementi a disposizione della magistratura, e non vado oltre".
Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, annuncia di essersi rivolto ai magistrati per il caso della compravendita dei parlamentari: "Gli elementi riguardano trasversalmente diverse situazioni, perchè quando c’è un atto corruttivo i soggetti devono essere in due, e perchè si può invogliare, aprendo una porta, o imporre, dicendo 'guarda cosa ho su di te'"." Comunque, non è più un Parlamento - spiega il leader dell'Idv - è un mercato delle vacche".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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