Berlusconi: "Monti disperato Non è detto che duri"

Il leader del Pdl prende le distanze in maniera chiara da Mario Monti. La manovra è "il male minore", ma l'effetto novità è gia passato. Berlusconi passa alla strategia "di lotta e governo"

Berlusconi: "Monti disperato  Non è detto che duri"

Chissà se gli ultimi sondaggi hanno in qualche modo contribuito alla decisa sterzata di ieri. Quando - pur assicurando il sostegno del Pdl a una manovra che «è il male minore» - per la prima volta in maniera così chiara Berlusconi ha deciso di prendere le distanze da Monti. L’effetto «novità», infatti, è già passato se non solo le rilevazioni della fidatissima Euromedia ma anche di tutti gli altri istituti di rilevazione fanno registrare un calo nel gradimento del premier di diversi punti. Segno che gli italiani - sia di centrodestra che di centrosinistra - iniziano a guardare il Professore con occhi diversi.
Così - e anche per coprirsi rispetto ad una Lega che sta puntando all’elettorato più insoddisfatto del Pdl - il Cavaliere decide anche lui per la strategia «di lotta e di governo». E, pur garantendo il sostegno a Monti per «senso di responsabilità» ed assicurando che non sarà certo il suo partito a farlo cadere, non esita ad usare toni piuttosto critici. Il presidente del Consiglio - dice Berlusconi - è «disperato» perché «ha capito che l’architettura dello Stato va cambiata». E «se ne è accorto presentando un certo decreto legge che ha poi dovuto cambiare». In Parlamento «ha fatto marcia indietro su tutto», ma visto che «ha i giornali dalla sua parte non lo hanno criticato».
D’altra parte, che il fatto che nel nostro Paese il premier sia «privo di poteri» è un suo vecchio cavallo di battaglia. E pure l’occasione - durante la presentazione del libro di Vespa - di citare Mussolini (che definiva l’Italia «ingovernabile») e il Ventennio («una democrazia minore»). Insomma, se Monti ha mostrato «generosità» per aver accettato di assumere la «missione» di guidare il Paese in una fase così delicata, alla fine si è però dovuto scontrare con la realtà. E le critiche non sono solo per «la marcia indietro» ma anche per le misure adottate. Soprattutto su previdenza e scudo fiscale. «Non si possono cambiare le pensioni se si toccano i diritti acquisiti o - dice - fare la patrimoniale continuativa per i capitali rientrati con lo scudo fiscale. Non ne facciamo una battaglia, perché gli evasori non sono simpatici, ma lo Stato deve essere il primo a dire pacta servanda sunt». Mentre per quanto riguarda le liberalizzazioni dei taxi e delle farmacie, aggiunge, si tratta di «un falso problema».
E molto duro nei confronti di Monti il Cavaliere lo è anche sul fronte europeo. Perché, spiega, a Bruxelles «avrei posto il veto a questa politica recessiva». «Mi ero già opposto diverse volte - dice - ad introdurre come obbligo assoluto il fatto che i vari Paesi puntassero, entro il 2013-2014-2015 a seconda dei casi, alla parità di bilancio eliminando il deficit. Questa è una cosa assolutamente assurda. E appena io non sono stato là a mettere il veto è passata». Insomma, l’inglese Cameron «ha fatto bene a non andare in quella direzione».
Poi l’affondo. Perché il senso delle parole di Berlusconi è piuttosto chiaro. «Non c’è nessuna certezza che questo governo abbia di fronte a sé tutto il tempo della legislatura», butta lì. E ancora: visto che «un movimento politico è sempre in campagna elettorale» perché il voto «può arrivare anche domani o dopodomani», il Pdl «è sempre pronto in qualsiasi momento ad andare al voto».
Così fosse, per il Cavaliere il candidato premier più probabile è Alfano che «ogni giorno guadagna più consensi». Decisamente freddo, invece, su Tremonti sul quale evita di esprimersi perché «una risposta avrebbe conseguenze negative». Qualche prevedibile scintilla, poi, con Bossi. Il Senatùr aveva liquidato Berlusconi dicendo che se dovesse incontrarlo si metterebbe a ridere. Parole che non sono affatto piaciute all’ex premier. «Io potrei dire che mi fa piangere», ribatte. Per poi aggiungere che «il Carroccio cerca di riconquistare voti» ma che «non è così masochista» da rompere l’alleanza con il Pdl «e poi perdere il Nord».


Un Cavaliere a tutto campo, dunque. E che sembra intenzionato a restare ancora al centro della scena. Martedì sera, infatti, cenerà con i deputati del Pdl a Villa Miani. Mentre mercoledì incontrerà i senatori per un aperitivo al Tempio di Adriano.

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