L’America stamattina raccoglierà i cocci di se stessa. Le rivelazioni del sito internet Wikileaks sono una botta all’autostima diplomatica della potenza più importante del mondo. Washington esce ammaccata, debilitata, depotenziata. Nessuno si scandalizza del fatto che gli Stati Uniti facciano collezione di giudizi sui leader mondiali e che cerchino di governare il pianeta controllando e spiando il segretario generale dell’Onu. La diplomazia è sempre stata questo: una zona grigia in cui muoversi con attenzione e soprattutto con circospezione e sospetto, guardando agli alleati anche come primi nemici, nel caso.
Il problema è che a reggere il sistema diplomatico globale era il segreto: tutti sanno, ma nessuno deve sapere davvero. I documenti pubblicati da Wikileaks distruggono questa certezza: dimostrano che il sistema di protezione delle informazioni più importanti per gli Stati Uniti e il mondo si può bucare. Non è una novità sapere che l’Arabia Saudita aveva chiesto agli Usa di invadere l’Iran, così come tutti sapevano che i rapporti tra l’America e l’Onu non sono mai stati buoni. Ma vedersi pubblicare a livello planetario la certificazione di tutto questo, è diverso. Sapere che ogni cosa diventa di dominio pubblico è devastante: è la rottura di quell’equilibrio tra menzogne e mezze verità che ha fatto sì che il mondo andasse avanti. Adesso tutto il mondo sa che cosa gli Usa pensino di ogni singolo leader e di ogni singola situazione: questo è un danno all’immagine di Washington potenzialmente distruttivo per la sua autorevolezza e per la sua voglia di essere ancora il Paese che guida il mondo. Come farà ora a sostenere di fronte al pianeta di fidarsi dell’alleato Pakistan quando tutti adesso sanno che dal 2007 i servizi segreti Usa hanno cercato di rimuovere l’uranio da un reattore di Islamabad proprio perché non si fidano per niente del Pakistan?
È così che finisce un’era. Piaccia o no. Un sito internet inguaia l’America e con lei molto altro. Un sito che mezzo mondo considera una specie di associazione carbonara che mette le cose al loro posto, che rende giustizia alla verità. Un sito che invece non è questo, ma è il nuovo interlocutore della diplomazia e dello spionaggio internazionale. Perché ogni rivelazione fa comodo a qualcuno e tutte insieme possono fare il gioco di chi vorrebbe prendere il posto degli Stati Uniti sulla scena internazionale.
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