Berlusconi: «No ai Pacs, tuteliamo la famiglia»

«Subito un piano edilizio per chi non ha casa, 10mila poliziotti e carabinieri di quartiere, aumento a 800 euro delle pensioni minime»

Berlusconi: «No ai Pacs, tuteliamo la famiglia»

da Roma

Continua il tour de force mediatico di Silvio Berlusconi. Che dopo le apparizioni su Rai e Mediaset decide di concentrarsi sul circuito radiofonico. Così, dopo «Radio 24» (lunedì), «Radio Anch’io» (martedì), «Rtl» (mercoledì), «Radio Montecarlo» (giovedì), ieri è stata la volta di «Radio Radio», una delle più importanti emittenti romane. Con una strategia di comunicazione chiarissima: bypassare il consueto circuito mediatico degli addetti ai lavori e arrivare direttamente nelle case degli italiani. Il tutto, senza tralasciare i normali canali, visto che proprio ieri sera ha registrato la puntata de L’Incudine in onda stasera su «Italia1».
Pacs e Tremonti ter. E proprio nella trasmissione condotta da Claudio Martelli, Berlusconi decide di guardare avanti e per la prima volta parlare di quello che la Cdl farà o non farà in caso di successo elettorale (su questo punto continua a essere ottimista perché Forza Italia «è sopra il 21%»). Di certo, non una legge sui Pacs, perché «così si potrebbe indebolire il concetto di famiglia». «Non si devono in alcun modo discriminare gli omosessuali», aggiunge il premier, ma «per me non vale la pena di legiferare» su questa materia. Fra «i primi provvedimenti in caso di vittoria», invece, ci saranno «una nuova edizione della legge Tremonti, un piano edilizio per dare casa a chi ne ha bisogno, diecimila carabinieri e poliziotti di quartiere e l’elevazione delle pensioni minime a 800 euro». Poi polemizza con Mediaset e Rai3: «Le mie tv mi remano contro» e «la terza rete Rai è una macchina da guerra contro il mio governo».
Prodi e l’ironia. Dai microfoni di «Radio Radio», il premier torna sulla battuta di giovedì mattina (il leader dell’Unione rifugge il confronto tv perché «ha continui attacchi di panico») e sulla replica stizzita dell’ufficio stampa di Romano Prodi. E non molla la presa. «A loro», dice ridendo, «manca il dono dell’ironia che è uno degli elementi fondamentali della vita». Perché, aggiunge Berlusconi, durante la trasmissione di Maurizio Costanzo «mi sono solo adeguato al clima di divertimento». E ancora: «Quando Prodi va in televisione guadagna sempre moltissimi voti. Ha una grande presenza televisiva, una grande chiarezza espositiva, un sorriso conquistatore, un profilo straordinario e io lo temo molto in televisione, sì molto... ». Il leader dell’Unione, però, non sembra troppo condividere il clima «goliardico» e dagli studi di «La7» replica secco: «In tv, ormai, Berlusconi va dappertutto. Tra poco farà le telepromozioni, venderà i tappeti». «Prodi - ribatte in serata il premier - ha l’attitudine alla svendita: lo ha fatto prima con le aziende dell’Iri, che erano di tutti, e poi con la lira nei confronti dell’euro».
Bertinotti e i Ds. Quasi a sorpresa, poi, il premier distingue fra il «comunismo alla Bertinotti e alla Cossutta» e i «comunisti senza comunismo». Sul leader del Prc, Berlusconi spende solo complimenti: «È la persona più chiara, più sincera e più trasparente che c’è nella composita formazione della sinistra». E, aggiunge, che in effetti «ci sono due tipi di comunismo». «Uno alla Bertinotti - spiega - che in fondo ha qualcosa di romantico. E i comunisti senza comunismo, quelli cioè che facevano parte del Pci e che hanno cambiato ripetutamente nome, ma che sono rimasti comunisti nella mente e che guardano agli avversari come dei nemici». Berlusconi non cita mai i Ds ma il riferimento è chiaro: «Si dichiarano socialisti europei, socialdemocratici o liberali, ma esiste sempre la matrice della scuola di Mosca».
Amato e Gianni Letta. Oltre a Bertinotti e Cossutta, nell’Unione il premier «salva» anche Giuliano Amato («un mio amico»), mentre Clemente Mastella («che ha i nostri valori») lo considera «prigioniero del suo partito». E, come spesso accade, spende parole di eleogio per Gianni Letta, «l’anima del governo». «Lavora senza sosta. È un personaggio - dice - che credo sarebbe davvero fondamentale mantenere ancora al governo per il bene del Paese».
Unipol e Alitalia. Di sfuggita, Berlusconi torna anche sul caso Unipol e citando gli scioperi dell’Alitalia lancia l’ennesimo affondo: «La sinistra ha dato ordine di oscurare la vicenda Unipol e i sindacati, che sono organici, hanno risposto subito».
Comunisti e pittori. Si passa all’«ideologia comunista» e il premier non si fa scappare ancora una volta l’occasione di attaccare «i signori della sinistra». «Io - dice - ho un curriculum di studi rilevantissimo. Mi sono sempre nutrito di buone letture. Invece i miei avversari non sono quasi tutti neppure laureati». E invita gli italiani «a fare una riflessione».

«I signori della sinistra - spiega - hanno scelto l’ideologia comunista che ovunque nel mondo ha prodotto terrore, miseria e morte. Dovrebbero cambiare mestiere e basta: fare i bibliotecari, i farmacisti, i pittori, ma mai i leader politici».

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