Berlusconi: «Non rispondo a Casini Lo ha già fatto la gente in corteo»

L’obiettivo è creare una Direzione politica che assista il leader nelle sue scelte. E saranno gli iscritti a indirizzare la nomina dei dirigenti

Adalberto Signore

da Roma

«Rispondere a Casini? Per carità, l’ha già fatto la piazza sabato scorso. Non c’è altro da dire». Reagisce così Silvio Berlusconi a chi gli chiede conto dell’affondo del leader dell’Udc, che nel primo pomeriggio di ieri è tornato a ripetere che «la Casa delle libertà non ha più senso». Una linea, quella del Cavaliere, volutamente di basso profilo, perché - è la spiegazione che dava ieri ai suoi - «replicare significherebbe solo fargli avere più spazio su giornali e televisioni». Così, durante il suo consueto lunedì a Arcore alle prese con incontri e telefonate, l’ex premier ripete più d’una volta che «non c’è nulla da dire» perché «la gente a San Giovanni l’hanno vista tutti, Casini compreso». Anzi, secondo Berlusconi, il leader dell’Udc si sta «mordendo le mani» perché sa bene che «in piazza c’era soprattutto il ceto medio moderato». Insomma, l’elettorato su cui più punta Casini. E poi, non è questo il momento giusto per un’accelerazione. Di tempo, è il ragionamento del Cavaliere, «ce n’è fino a marzo», quando alle amministrative andranno al voto oltre dieci milioni di italiani. Allora sì che la querelle con l’Udc dovrà essere risolta, perché una cosa è rinunciare alla piazza dando all’Unione la scusa di dire che l’opposizione è spaccata, altra è arrivare al punto di sacrificare sindaci e presidenti di Provincia (anche se il doppio turno permetterebbe comunque a Casini di giocare la sua partita). Quando l’ex premier parla di «tempi rapidi» per il ritorno del figliol prodigo, dunque, è alla scadenza di primavera che guarda.
E dunque ci sta che pubblicamente il Cavaliere non pronunci una sola parola per replicare all’alleato recalcitrante. E che i vertici di Forza Italia continuino per tutta la giornata a seguire la via della prudenza, rilanciando a più riprese l’unità del centrodestra e, in prospettiva, la federazione e il partito unico. Insomma, la strategia è quella di buttare la palla dall’altra parte del campo e lasciare il più possibile Casini con il cerino il mano. Esattamente ciò che prova a fare Fabrizio Cicchitto quando dice che «l’Udc sa benissimo che una larghissima parte dei suoi iscritti e dei suoi quadri sono identici alle persone che hanno sfilato per Roma il 2 dicembre». «Ma questo - aggiunge ecumenico il vicecoordinatore di Forza Italia - non ci sembra il momento di ritorsioni polemiche per giustificare davanti a se stessi l’errore commesso autoescludendosi da quella manifestazione che solo Romano Prodi poteva insultare».
Così, se il leader dell’Udc celebra pubblicamente i funerali della Cdl, Sandro Bondi continua sulla strada del partito unico. «Noi - dice il coordinatore azzurro - non vogliamo fare a meno dei centristi, anzi chiediamo al’Udc di impegnarsi con noi per andare oltre la Cdl, cioè verso il Partito unitario della libertà che si ispiri al Ppe. Un processo che non può non vedere protagonista Casini». E ancora: «È tutto il nostro elettorato che invoca la nascita di un soggetto unitario. Questo senza volere mettere bocca negli affari interni di un altro partito che invece seguiamo con rispetto». Tiene bassi i toni pure Giulio Tremonti che non pare preoccupato dalle cosiddette «due opposizioni». «Da qualsiasi parte venga, basta che sia contro il governo», spiega il vicepresidente della Camera e di Forza Italia. Anche secondo Ferdinando Adornato «non bisogna staccare la spina all’Udc». «Noi - spiega il deputato di Forza Italia e presidente della fondazione Liberal - continuiamo a lavorare per un solo grande partito del centrodestra». Lo «sbocco naturale» della manifestazione di Roma, gli fa eco l’azzurra Mara Carfagna, «è solo il partito unico». «È venuto il momento - tende la mano Cicchitto - di un confronto positivo e sereno, al di fuori di ogni rituale, fra i leader del centrodestra».
Rilancia, invece, il segretario della Dc Gianfranco Rotondi.

«Verso Casini - spiega - dobbiamo avere un atteggiamento più rispettoso ma, al tempo stesso, più autonomo: è necessaria subito una federazione almeno tra Forza Italia, An e la Dc. Ad un tempo risponderemmo a Casini, con un fatto politico, e a Prodi, con un’iniziativa speculare al Partito democratico».

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