Roma - Silvio Berlusconi gongola. O quasi. Non vede l’ora di svelare la sorpresa, sorride compiaciuto. E appena Luiz Inacio Lula da Silva fa il suo ingresso nel giardino di Villa Madama, cala i cinque assi: Dida, Emerson, Kakà, Ronaldinho, Pato. I campioni «verdeoro» del Milan, insieme a Leonardo (ex rossonero e oggi direttore dell’area tecnica), di fronte al loro presidente della Repubblica. Sorrisi, abbracci, foto di gruppo. Il Cavaliere ci scherza su, poi spiega: «È stata una sorpresa che ho voluto fargli e che ha molto gradito. Si tratta di campioni di calcio ma anche di maestri di vita che portano grande prestigio al Brasile». E così, il pallone finisce pure nel menù del vertice bilaterale (a febbraio visita da ricambiare). «Ci ha stupito, sa tutto», è l’elogio che riserva all’ospite, «simbolo mondiale per l’attenzione che pone per chi è fuori dal benessere».
Al di là della nota calcistica, e della tiratina d’orecchie ai ministri di casa - «firmano in maniera illeggibile» gli accordi sul tavolo, ironizza il presidente del Consiglio - Italia e Brasile, «Paesi amici che possono e, soprattutto, vogliono incrementare di molto le loro relazioni», si confrontano sulla crisi economica, con un occhio di riguardo al G20 di Washington. Ma anche sui rapporti diplomatici tra Usa e Russia, per evitare che si prospetti una nuova guerra fredda, «di cui nessuno sente il bisogno», rimarca Berlusconi. «Ho portato Lula a conoscenza dello sforzo che stiamo facendo sul piano politico-diplomatico - riferisce in conferenza stampa - per mettere fine alla contrapposizione assurda tra gli Stati Uniti e la Federazione russa». Bisogna «aiutare» entrambi i protagonisti dello scacchiere mondiale, sottolinea, «e mi fa piacere che Medvedev e Obama abbiano, dietro le nostre insistenze, accettato di incontrarsi prossimamente». Si deve quindi evitare che «due arsenali atomici si tengano di nuovo sotto scacco, come successo per decenni».
Un punto fermo, ricorrente nelle parole del Cavaliere, che, sui rapporti con il presidente eletto degli Stati Uniti, afferma: «A Obama, al quale vanno tutti i miei voti e il mio sostegno, ho dato il consiglio che non continui l’escalation dei rapporti negativi con la Russia», scenario geopolitico ancora «più importante della crisi irachena». Anche se, riconosce, il democratico statunitense «si trova in una situazione molto difficile», visto che «tutti i problemi interni ed esterni gli cadranno addosso, dall’Irak all’Afghanistan al Medio Oriente». Tornando poi alla battuta sull’abbronzatura («contro la malafede della sinistra non si può fare nulla», aggiungerà più tardi), Berlusconi ribadisce: «Una mia affettuosità, una carineria è stata trasformata in qualcosa di insultante e addirittura paragonato al razzismo». Ecco perché, ricorda, «ho parlato anche di miserabili e imbecilli».
Chiuso il capitolo a stelle e strisce, si passa alle misure economiche anti crisi. Al G20, analizza il premier, «si comincerà un lavoro che proseguirà nei successivi cento giorni». Al vertice di sabato, rimarca, «stabiliremo regole nuove, affinché in futuro non accadano più crisi finanziarie come queste, che si possono ripercuotere sull’economia reale». Sarà in ogni caso un primo giro di tavolo, «non risolutivo ma importante», a cui l’Italia si siederà con un piano in tre punti.
Innanzitutto, «insisteremo affinché le banche continuino a fare le banche, cioè garantiscano il monte prestiti precedente alla crisi». E magari anche superiore: «Dovrebbe essere una regola generale, soprattutto per gli istituti che ricorrono a interventi statali». Il secondo punto, per il Cavaliere, è lavorare affinché le Borse non ipervalutino né sottovalutino le imprese: «Bisogna che ci sia un’autorità che dica “alt” quando il mondo della finanza divorzia dal mondo della realtà». Il terzo, invece, verterà su «controlli più responsabili di tutto il mondo della finanza», affinché le banche non si indebitino oltre i limiti prudenziali. In ogni caso, concorda con Lula, niente panico, perché altrimenti «si fermano i consumi e si riducono le produzioni».
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