nostro inviato a Londra
«Le previsioni pessimistiche della vigilia sono state smentite». È tardo pomeriggio quando Silvio Berlusconi traccia un primo bilancio del G20 appena concluso a Londra. «Soddisfacente», spiega il premier, perché alla fine si è riusciti nel difficile compito di conciliare la linea franco-tedesca con quella anglo-americana. La dimostrazione del fatto, dice, che i grandi del mondo hanno mostrato una «forte e unanime volontà» di «cooperare per uscire dalla crisi» adottando «misure più coordinate».
Un punto, questo, su cui si è speso proprio Berlusconi, che in quanto presidente di turno del G8 preferisce la via della cautela e della mediazione nonostante si senta decisamente più vicino alle posizioni di Sarkozy e della Merkel. Non è un mistero, infatti, che sulla necessità di riscrivere le regole di economia e finanza Giulio Tremonti sia un deciso «interventista». Ma, assicura il premier, «la contrapposizione» che si è creata «non è affatto tra modelli di sviluppo diversi». Insomma, è superabile.
Così, quando durante uno degli ultimi giri di tavolo Sarkozy e Brown iniziano a discutere con una certa insistenza è proprio il Cavaliere a prendere la parola e invitare tutti alla prudenza. «No, questo - dice Berlusconi - non è il momento delle divisioni. Tutt'altro, questo è il momento di restare uniti». L'invito ha successo e riscuote anche un applauso. La parola passa ad Obama che sottolinea il «senso costruttivo dell'intervento di Berlusconi» e si dice soddisfatto di vedere «un simile clima di collaborazione anche tra Paesi che solo una decina di anni fa erano in pessimi rapporti». Anche l'inquilino della Casa Bianca, dunque, insiste sulla necessità di un'azione concertata che porti a superare le divisioni. Anche perché, spiegano gli sherpa, al di là delle posizioni ufficiali sembra che Obama non sia poi così contrario a una black list sui paradisi fiscali che - se imposta dal G20 - potrebbe opporre a chi a Wall Street rema nella direzione opposta.
Ma il Cavaliere va oltre e - racconta in conferenza stampa - invita il presidente americano a «rimboccarsi le maniche» perché «la crisi è venuta dagli Stati Uniti e adesso siete voi che dovete rimediare». Obama concorda: «È vero quello che dice il mio amico italiano, la crisi è partita da noi. Ma ora lavoriamo tutti insieme». Non è un caso, dunque, che il premier abbia parole di elogio per l'esordio del nuovo inquilino della Casa Bianca sulla scena internazionale. «Obama - dice - ha debuttato molto bene, con grande capacità di rapporti umani e si è inserito con naturalezza». E anche il rapporto con Medvedev è «estremamente cordiale». Insomma, «siamo sulla buona strada per risolvere quelle situazioni negative che si sono venute a creare» tra Usa e Russia negli ultimi anni.
Berlusconi torna poi su quella «dimensione sociale» su cui insiste da settimane. Al punto da presentarsi di prima mattina da Brown con in mano un emendamento sul Social pact da inserire nel documento finale. Poi spiega quello che definisce il suo «paradosso» sullo sforamento del deficit. «L'altro giorno - dice - ho messo sul piatto il bene dei cittadini e ho detto che al limite non sarebbe un sacrilegio, ma non abbiamo intenzione di sforare. Piuttosto l'intenzione è di destinare degli investimenti e delle spese già decisi in altre direzioni così da convertirli per il benessere dei nostri cittadini».
Quello che a cui pensa il presidente del Consiglio, cioè «nuovi strumenti per la disoccupazione», lo spiega senza scendere nei dettagli Tremonti: «Interverremo prima che si perda il lavoro e non dopo». E «senza costi aggiuntivi per lo Stato», precisa, perché «i nove miliardi per gli ammortizzatori sono una somma sufficiente».
La due giorni londinese si chiude con uno sguardo al G8 de La Maddalena.
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