Roma «Vi aggiorno sulla situazione, visto che ormai non è più gestibile e va dunque risolta nel minor tempo possibile». Durante il Consiglio dei ministri Berlusconi accenna solamente alla rottura con Fini, anche perché Letta è lesto nel dire che «forse la sede non è consona ad affrontare il problema». Il Cavaliere, come spesso accade con i suggerimenti che arrivano dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, raccoglie l’invito e la riunione si chiude quasi in tempi record. Ma prima del Consiglio dei ministri con Bossi, dopo con i ministri ex di An (La Russa, Ronchi, Meloni e Matteoli) e più tardi con il sindaco di Roma Alemanno, il premier è categorico nel dire che la frattura è insanabile e che bisogna agire subito perché altrimenti c’è il rischio che la sparuta pattuglia di finiani si allarghi andando a pescare nel solito e fisiologico gruppetto di scontenti.
Berlusconi, insomma, resta dell’idea che l’ex leader di An debba lasciare la presidenza della Camera, anche perché - ripete - è chiaro che da ora inizierà a fare il guastatore. E proprio in questo senso viene letta la fitta agenda di apparizioni televisive di Fini, che domani sarà a In 1/2 ora e martedì verrà intervistato a Ballarò. D’altra parte, basta sfogliare Il Mattinale - una sorta di rassegna stampa ragionata che arriva tutte le mattine sulla scrivania del premier - per capire che cosa ne pensano di Fini dalle parti di Palazzo Grazioli: «Se un alieno, quasi una cellula sana mutata in cancerogena, prova a prendere possesso (del partito), meglio tagliare. Sarà un piccolo bubbone, ma ne va della vita». E ancora: quella dell’ex leader di An era «una scarica di fucileria il cui scopo era demolire», «un’operazione di squinternamento programmata». Con un affondo sul riferimento alla riforma della giustizia: «Quasi (e forse senza quasi) fosse nei sogni di Fini il successo dell’offensiva dei pm contro Berlusconi e in realtà contro il Pdl».
Distanze siderali, dunque. Anche se il day after del faccia a faccia è soprattutto il giorno della mediazione. Si dice si sia rimesso in moto anche Letta, di certo Ronchi, Meloni e La Russa hanno cercato di farsi ambasciatori con il premier, incassando comunque qualche giorno di tregua. Inizia, insomma, la guerra di posizione. In attesa di chi fa il primo passo falso. Nonostante Bonaiuti ripeta che «Fini è sincero quando dice che non vuole mettere in discussione il governo», dunque, l’appuntamento clou sarà il voto sul ddl intercettazioni, dove si metterà davvero alla prova l’affidabilità della pattuglia finiana. Detto questo, Berlusconi resta convinto che i tempi di reazione debbano essere stretti, perché altrimenti si rischia il logoramento come accadde con Follini nel 2006. E se concede una gag sul fatto che non intende ripetere lo strappo del predellino («buona la prima», dice a un fotografo che gli chiede di salire su un Suv acquistato per colpa di una scommessa persa con Putin), sullo sfondo resta sempre l’ipotesi delle elezioni anticipate, magari a ottobre. Che, non è un caso, evoca anche Bossi. Chi pensava che l’uscita mattutina del Senatùr sulla Padania fosse una frecciata al Cavaliere s’è infatti dovuto ricredere a sera, quando ha sparato una vera e propria raffica contro Fini. Il segnale inequivocabile di una vera e propria manovra di accerchiamento nei confronti dell’ex leader di An.
Per il Cavaliere, insomma, sono giornate un po’ convulse. Nelle quali la buona notizia è stata la performance televisiva della Carfagna ad Annozero. Così, il premier l’ha chiamata a fine trasmissione per farle i complimenti. E chissà se può essere un segnale il fatto che per la prima volta dopo settimane non l’abbia indisposto la presenza in studio di un finiano.
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