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Berlusconi: «Questo governo è morto ma fa ancora danni»

Il leader della Cdl: «Se passa la legge Gentiloni sulle Tv che penalizza Mediaset, i fondi d’investimento Usa fuggiranno dall’Italia». Il Cavaliere avvisa Casini e Fini: «Troppi personalismi appesantiscono il centrodestra»

Berlusconi: «Questo governo 
è morto ma fa ancora danni»

Cernobbio - Prima il collegamento telefonico con gli amministratori di Forza Italia della Lombardia, poi quello con il meeting dei Circoli della libertà e infine la toccata e fuga in quel di Cernobbio per il Forum organizzato dalla Confcommercio. Per dire e ribadire che «il governo è già morto» ma «fa ancora molti danni», soprattutto sul fronte economico. E per continuare a esprimere le perplessità di sempre sulla riforma delle legge elettorale che, evidentemente, non lo appassiona affatto se neanche l’appello di venerdì del presidente del Senato Franco Marini riesce ad aprire uno squarcio di disponibilità nel Cavaliere. Che se non chiude del tutto la porta alla trattativa, ci tiene comunque a ribadire che non solo «non è una priorità» e «non è nell’interesse dei cittadini», ma volendo «può essere modificata in tempi brevi» per «tornare subito al voto» e «uscire da questa fase assolutamente nera».
Ed è proprio il ritorno alle urne una delle parole d’ordine che il Cavaliere ripete per quasi tutta la giornata. Chiusa in quel di Cernobbio con tanto di barzelletta esplicativa («l’ho sentita in Parlamento»). «Uno - racconta al presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - chiede all’amico “come va?”. E l’altro: “Bene, ho una cameriera cubana che alla mattina si presenta in baby doll, mi fa uno zabaione e io lo mangio e me la faccio. A pranzo mi prepara il pesce con la verdura e io lo mangio e me la faccio. A cena, mi prepara la macedonia, io la mangio e me la faccio”. E l’altro: “Ma quando hai iniziato questa vita?”. “Da domani”». Insomma, conclude Berlusconi, «anche noi aspettiamo le elezioni cosicché da domani si possa stare meglio». Perché, dice il leader di Forza Italia nel suo intervento davanti ai commercianti, il Paese soffre soprattutto di un «pesante» calo di credibilità. E attacca: qualora dovesse passare il ddl Gentiloni («un sopruso inaccettabile»), il gruppo Mediaset sarebbe costretto a rinunciare «da un giorno all’altro a un terzo del fatturato». Questo farebbe dell’Italia una sorta di «non democrazia» perché «costringerebbe i fondi di investimento americani» che sono azionisti di Mediaset per il 65 per cento «a ritirare gli investimenti» da tutto il Paese. «Su questo punto - aggiunge - c’è già stata una riunione». Berlusconi parla anche del surplus di entrate di 37 miliardi, «esclusivamente merito nostro». «È frutto - dice - solo di dichiarazioni dei redditi relative al periodo del mio governo e della Finanziaria che abbiamo fatto per il 2006». Mentre sulle tasse torna a ribadire che il precedente esecutivo «non ha aumentato una aliquota in cinque anni» mentre «questi signori hanno aumentato la pressione e l’imposizione fiscale anche nei confronti delle famiglie del ceto medio-basso». Il Cavaliere, quindi, scandisce la sua ricetta per far funzionare l’Italia: «Fare il contrario di ciò che sta facendo questo governo». Un esecutivo che «non può decidere nulla perché la sinistra estrema di lotta e di governo, massimalista e radicale, su tutti i provvedimenti interviene con la sua ideologia». E pure il ponte sullo Stretto e la Tav «non si faranno più» e così «noi resteremo nel Mediterraneo se non in Africa».
Si passa al capitolo legge elettorale, con risposta implicita a Pier Ferdinando Casini che proprio venerdì a Cernobbio aveva ribadito di essere per il sistema tedesco. «Teniamoci caro il bipolarismo - dice invece il Cavaliere - che è stato un grande passo avanti per il Paese». Sul dibattito che si è aperto sulla riforma conferma quanto già detto nei giorni scorsi: la maggioranza «ha tirato fuori questo falso problema per mantenere il potere». E a dargli man forte, l’ex premier cita un sondaggio secondo cui «il 57% degli italiani voterebbe centrodestra contro il 42% di Prodi, mentre Forza Italia è al 33%». Poi un auspicio che forse non farà troppo piacere a molti alleati: «La presenza di 22 partiti in Parlamento è uno sconcio, siamo ridicoli agli occhi internazionali. Per questo è necessario mettere lo sbarramento al 5% che questo porterebbe a una grande chiarezza». Infine uno sguardo alle amministrative. «Forza Italia - assicura - presenterà molti giovani e molte donne. Da parte mia, mi sottoporrò a un tour de force in tutti i capoluoghi dove si voterà». E, conclude, «cercherò di dare quello che posso» per «far ragionare gli alleati» e «sanare con la pazienza» eventuali dissidi.

Non è un caso che, forse riferendosi proprio a Casini e Fini, lamenti incomprensibili «personalismi che spero rientreranno».

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