RomaAppassionatamente? Pare di sì. Di sicuro, tutti insieme ad Arcore, ieri sera, nella villa del premier. Una cena allargata, rispetto ai consueti faccia a faccia tra Cavaliere e Senatùr, con i vertici di Pdl e Lega a far da commensali. Nel menu, la «quadra» finale da trovare per le amministrative, con i nodi da sciogliere, ad esempio, sulle Province di Brescia e Torino. Ma con un obiettivo di fondo: allentare le tensioni tra i due blocchi (vedi polemiche sui referendum elettorali, alla luce della posizione favorevole di Gianfranco Fini, dialogo sì o no sulle riforme con il Pd).
Da una parte, dunque, i neo-coordinatori del Popolo della libertà (Denis Verdini, Ignazio La Russa, Sandro Bondi), dallaltra la delegazione del Carroccio: Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Cota. In mezzo, il padrone di casa: Silvio Berlusconi.
Così, dopo le frizioni degli ultimi giorni, con gli (ex) uomini di An pronti a far valere i diritti sanciti dal recente «matrimonio» - per smussare un po lasse nordista con via Bellerio - linquilino di Palazzo Chigi prova a mediare, a tavola, e a rasserenare gli animi. E assicura, ai microfoni di Porta a porta, che il rapporto del Pdl con la Lega «sarà come prima, molto buono».
Intanto, nellintervista - registrata domenica alla Nuova Fiera di Roma, in onda ieri sera su Raiuno - spiega: «La Lega ha i suoi obiettivi e noi aderiremo a quelli in cui anche noi ci riconosciamo», come il federalismo fiscale, che «avrà il merito di responsabilizzare gli amministratori locali e servirà a contrastare levasione fiscale».
Allargando il discorso alle due anime confluite nel partito unico, Berlusconi sottolinea di non vedere «nessuna difficoltà». Anzi, «direi che tutti si sono riconosciuti in me». E spostando le lancette in avanti, non fa previsioni sul suo successore: «Tutti» coloro che hanno preso la parola allassise dello scorso week-end «possono esserlo». La speranza, però, è che «quando avanzerà, sarà riconosciuto dagli altri come leader del futuro». E lui, che farà? Magari «il padre nobile del partito», per «godermi anche qualche anno di riposo, cosa a cui massimamente aspirerei».
Ciò che oggi il Cavaliere respinge con forza, però, sono le accuse di chi lo descrive come un uomo solo al potere. «Il paradosso - afferma, sempre a Porta a porta - è che quelli della sinistra mi dipingono come un ducetto, un aspirante dittatore sudamericano, facendo addirittura paragoni con Hitler, Mussolini e via dicendo». La «realtà», invece, è «esattamente il contrario», perché «nellarchitettura istituzionale italiana, il presidente del Consiglio è primus inter pares e non ha alcun potere personale». Il capo del governo, ribadisce, «si limita a redigere lordine del giorno del Cdm. Nel mio caso, cè Gianni Letta che lo fa benissimo e io non ho quindi neppure quel potere».
Si passa al capitolo riforme. E pure in questo caso, il punto di vista rimane quello di sempre: «Abbiamo detto chiaramente che le importanti e necessarie riforme per rendere lo Stato capace di decidere con rapidità devono essere fatte possibilmente con il concorso di tutti». Se possibile, «saremo i più felici». Altrimenti, «i nostri elettori ci hanno dato mandato di portare avanti comunque il programma e lo faremo con i nostri numeri».
Archiviate le vicende di casa nostra, Berlusconi si sofferma sulle principali questioni internazionali. E intervistato dallagenzia russa Ria-Novosti, a una settimana dalla visita a Mosca, quando guiderà una missione di imprenditori italiani, «la più grande mai organizzata», il premier torna sulla crisi economica. E ricorda: «LItalia sta facendo la sua parte, come presidente del G8, per definire le regole di una più trasparente ed efficace governance globale». Ed è «nelle regole della finanza che si devono trovare gli antidoti per evitare che una simile crisi si ripeta in futuro». Nel frattempo, rivendica ancora una volta: «LItalia, per la solidità del suo sistema bancario e la propensione degli italiani al risparmio, si trova in condizioni meno gravi di altri e con migliori prospettive di uscirne prima».
In merito poi ai rapporti tra Usa e Russia, il Cavaliere considera «assolutamente positivi» i segnali che arrivano da Washington. Da parte di Barack Obama, sottolinea, cè una «disponibilità al dialogo, unapertura che va accolta». Anche perché, «il mondo, per difendersi dal terrorismo e fronteggiare la crisi, ha bisogno di unità». E «laccordo, lamicizia» tra i due Paesi «sono condizioni necessarie per la stabilità globale».
Bisogna tornare allo spirito di Pratica di Mare («non mi stancherò di ripeterlo») e «Russia e Nato possono e devono collaborare anche contro la proliferazione delle armi nucleari».
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