Berlusconi: resto in consiglio E il centrosinistra applaude

Ferrante soddisfatto: «Ho apprezzato l’equilibrio del suo discorso»

Sabrina Cottone

Applausi dall’opposizione per Silvio Berlusconi presidente del Consiglio (comunale) e le sue offerte di dialogo. Il clima di fair play è tale che il Cavaliere propone una gara di barzellette ai consiglieri di sinistra che lo circondano in un capannello di risate. «Al funerale di Berlusconi c’era Veronica... basta così, è troppo buona» la prima, autoironica gag. Ancora sorrisi per sdrammatizzare la tensione interna a Forza Italia: «È più facile guidare voi che il G8...».
Bruno Ferrante aggiunge all’allegria e al battimani i complimenti pubblici: «Ringrazio Berlusconi per l’equilibrio e la professionalità. Il mio auspicio e il mio invito sono che resti in consiglio comunale». L’ex prefetto è già stato accontentato. Il leader di Forza Italia, nel suo discorso da consigliere anziano (cioè il più votato), conferma la sua intenzione di dedicarsi a Milano: «I cinquantatremila voti che ho ricevuto sono un segnale di stima e di affetto che mi ha commosso. Mi sento impegnato a dare il mio aiuto, se lo accetteranno».
Ha già in mente una cosa che farebbe subito per la città e cioè «togliere quei brutti ghirigori che imbrattano le case di Milano. Togliere i graffiti darebbe una ventata di pulizia e civiltà che tutti i milanesi accoglierebbero con piacere». E la giunta? «Si può dire che si è soddisfatti quando li si è visti al lavoro». Scherza sull’assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi: «Credo che sia stato lui a inventare lo slogan: “Rai, di tutto di più”. Sapendo discernere, però, a volte fa proposte giuste».
Insomma, Berlusconi non si dimette da Palazzo Marino. E seduto in cima all’aula, da presidente per un giorno fa quel che si sarebbe aspettato dal presidente Romano Prodi: riconosce il peso politico degli sconfitti. «Alla maggioranza chiedo di tenere conto del ruolo dell’opposizione, che rappresenta il 48 per cento della città» dice, regalando qualche zero virgola in più all’Unione. Un’apertura ancora più importante perché lui, che aveva già pronto un discorso politico importante, ha rinunciato a leggerlo proprio per non intralciare il dialogo con l’opposizione. «Parlare di referendum in aula mi sembra fuori luogo» prometteva già a mezzogiorno, prima di portare a pranzo gli azzurri per prepararli alla seduta.
A far penare il presidente di Forza Italia ieri in aula sono stati proprio i suoi, che solo alla quarta votazione hanno detto sì a Manfredi Palmeri come presidente del Consiglio. Per convincerli è dovuto intervenire ancora una volta di persona, scendendo un po’ più nel dettaglio rispetto a quanto aveva fatto a tavola, quando li aveva intrattenuti su temi di politica nazionale. «Se c’è un problema, questa è la sede per parlarne» ha sottolineato durante una riunione improvvisata della maggioranza. Poi ha incontrato gli scontenti uno a uno e tra promesse e inviti al senso del dovere è riuscito a far rientrare lo strappo. «Abbiamo superato un piccolo stallo con un richiamo alla responsabilità di tutti. Sono molto soddisfatto» ha potuto minimizzare dopo una giornata di trattative e rincorse sfinenti.
Ma nonostante tutto, la politica milanese lo attira. Si confida: «Mi fa piacere reimmergermi nel mio antico amore, la mia città, e nei suoi problemi. Vorrei infilare le mani in tasca e girare». Sembra un progetto minimo ma per l’ex premier non lo è e non nasconde l’amarezza: «Oggi sono stato contestato per strada in via Mario Pagano. Trovo inammissibile che chi è impegnato nella vita pubblica perda il piacere di circolare. Sono gesti che nessuno di noi liberali farebbe mai. Ma se la stampa di sinistra continua a comportarsi così, è difficile risolvere il problema».


Oltre al sostegno concreto, non sono mancati gli attestati di stima alla Moratti. «È un cane di razza che se ti azzanna ai polpacci, non molla» l’omaggio ruvido ma efficace alla determinazione della signora. Con una nota rosa: «È il primo sindaco donna, sono sicuro che farà molto bene».

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