nostro inviato a Olbia
Dal caso Lampedusa agli stupri della Capitale, passando per la querelle sulle intercettazioni e l'archivio Genchi. Il sabato elettorale di Berlusconi in Sardegna è un saltellare tra Arzachena, Tempio Pausania e Olbia, con passeggiate in mezzo alla folla, un lungo pranzo in un agriturismo della Gallura e perfino cinque minuti interi di comizio sotto una pioggia torrenziale con tanto di chiosa ad hoc: «Non ho bisogno né del cappotto né dell'ombrello, sono ancora un ragazzo... ».
Ma il sostegno del premier al candidato governatore del Pdl Cappellacci è solo un intermezzo davanti alle notizie che arrivano dal Cpa dell'isola siciliana e agli strascichi sull'ennesimo stupro di gruppo a Roma. La politica nazionale, insomma, incalza. Perché oltre alla questione sicurezza in queste ore ci sono in ballo la riforma della giustizia e partite decisive come quella sul futuro della Rai e della legge elettorale europea.
Così, di prima mattina ad Arzachena a tenere banco è l'allarme criminalità. Con Berlusconi che ricorda «la proposta del ministro Maroni di aumentare di dieci volte il numero dei militari» destinati a «combattere la criminalità organizzata diffusa». Anziché «fare la guardia al deserto dei tartari, i militari combatteranno l’esercito del male». Anche se, aggiunge il Cavaliere, gli ultimi fatti di violenza sessuale verificatisi a Roma «non si possono imputare alla sicurezza» perché «sono cose che possono accadere anche in uno Stato di polizia». Invece, aggiunge, «sono calati tutti i reati più importanti, i reati di strada». E i cittadini «hanno molto apprezzato l'utilizzo di tremila militari in aiuto alle forze dell'ordine», un numero che a breve potrebbe «aumentare di dieci volte» arrivando dunque a quota 30mila (compresi anche finanzieri, agenti penitenziari e, forse, vigili urbani).
Su Lampedusa, invece, spiega che il Cpa «non è un campo di concentramento» e «quelli che arrivano lì sono liberi di muoversi». La situazione, aggiunge, «è sotto controllo» e martedì Maroni incontrerà a Tunisi il presidente Ben Alì «per stabilire le modalità di rientro di 1.200 tunisini». Insomma, quella dell'isola siciliana è «una situazione contingente» e «non spostiamo questi extracomunitari perché abbiamo già accordi di rientro». «Quindi - conclude Berlusconi - i cittadini di Lampedusa devono stare tranquilli perché la situazione è sotto controllo e perché faremo delle cose per compensarli di questo disagio, che non dipende dal governo ma dal fatto che Lampedusa è la parte d'Italia più vicina all'Africa».
A sera, chiudendo il comizio di Olbia, l'altro fronte caldo. Quello dell'archivio Genchi, il consulente dell'ex pm calabrese De Magistris che avrebbe messo sotto controllo i tabulati telefonici di esponenti della politica e delle istituzioni. Berlusconi è tranchant: «Sta per uscire uno scandalo che forse sarà il più grande della storia della Repubblica perché c'è un signore che ha messo sotto controllo 350mila persone». Chi veniva intercettato? «Tutti». Anche membri dei servizi segreti?, gli chiedono i cronisti al termine del comizio. «Sì, il capo», replica il premier. Insomma, «se sono vere le cose che si dicono circa il volume di queste verifiche e l'estensione temporale delle stesse», si tratta di «una cosa che ha veramente dell'incredibile». Berlusconi, dunque, torna sulla necessità di evitare in ogni modo che «questo sistema che la nostra Costituzione considera come eccezionale possa continuare». In vista del provvedimento sulle intercettazioni su cui la maggioranza sta cercando da tempo un'intesa, insomma, il Cavaliere resta convinto che sia necessario «imporre limiti certi e sicuri per i cittadini». «Bisogna consentire le intercettazioni - ribadisce - solo per gravi prove di reato e con tempi che devono rientrare nei trenta giorni estendibili ad altri quindici. Non dobbiamo più rinunciare alla nostra privacy».
Prima di entrare in macchina con destinazione Villa La Certosa, c'è tempo anche per gli alleati. Bene con Bossi, dice, perché «sulla riforma della giustizia c'è il suo via libera». E bene anche con Fini con cui «non c'è mai stato attrito» e che «avrà un ruolo» nel Pdl. Il cui congresso, aggiunge, «si terrà alla Fiera di Roma il 27 marzo». Poi, una battuta sulla Rai («mi auguro che la Vigilanza riprenda a riunirsi perché la situazione della Rai è veramente drammatica»), un affondo sulla Cgil («è fossilizzata su posizioni antistoriche e fa male ai lavoratori») e un vero e proprio fuoco di sbarramento contro Soru, competitor di Cappellacci alla guida della Regione.
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