Politica

Berlusconi: la sinistra vergogna dell’Occidente

Proponiamo di dedicare una sala della Camera ai soldati uccisi a Nassirya

Fabrizio de Feo

da Roma

La sofferenza e la rabbia sono quelle di sempre. Ma di fronte alla marcia dell’odio andata in scena per le strade di Roma e alla nuova violazione dell’onore e della memoria di chi a Nassirya, nel nome della patria, ha perso la propria vita, la richiesta di un chiarimento politico avanzata dal centrodestra si fa più forte e decisa. I leader dell’opposizione prendono tutti la parola, uno dopo l’altro. Una raffica di voci che mette il dito nella piaga delle mille contraddizioni dell’Unione, impossibilitata nelle sue componenti più moderate a chiedere il conto delle indecenze scandite durante una manifestazione - quella pro-Palestina - che ha avuto tra gli organizzatori e i portabandiera i Comunisti italiani di Oliviero Diliberto.
«Siamo l’unico Paese occidentale che brucia in piazza le effigi dei propri militari», commenta Silvio Berlusconi. «Siamo purtroppo l’unico Paese occidentale che ha un governo di cui sono magna parte i comunisti. Due partiti che ancora orgogliosamente si fregiano del titolo di comunista e che tengono prigionieri tutti gli altri parlamentari della maggioranza, e tutto il governo, imponendo i loro diktat che originano, con coerenza, da quelli che sono i loro valori e principi di sempre».
Sullo stesso bersaglio insiste Gianfranco Fini che interviene in aula alla Camera, per la dichiarazione di voto sulla Finanziaria. «Oliviero Diliberto dovrebbe vergognarsi per la presenza al corteo di Roma». «Ringrazio tutti i colleghi che hanno iniziato il loro intervento esprimendo solidarietà ai familiari dei nostri caduti a Nassirya» continua il presidente di An. «Ma non ringrazio chi, come l’onorevole Diliberto, avendo la possibilità di farlo, non ha speso una parola in Aula per vergognarsi della sua presenza alla manifestazione».
Critiche ai manifestanti arrivano anche da Pier Ferdinando Casini che prende anche lui la parola in aula. «Voglio rivolgere un saluto affettuoso ai familiari dei nostri caduti a Nassirya che ancora una volta sono stati insultati» commenta il leader dell’Udc. Un richiamo che fa scattare dai banchi di entrambi i poli un applauso spontaneo con tutti i deputati che si alzano in piedi. La stessa unità, però, non si realizza quando Giulio Tremonti propone di «dedicare una sala della Camera alla memoria dei caduti di Nassirya». Una richiesta che viene salutata da un lungo applauso dei deputati della Cdl, di nuovo in piedi, Berlusconi compreso, ad esprimere solidarietà ai nostri soldati. L’aula della Camera, però, si spacca perché i deputati della maggioranza rimangono fermi ad assistere alla scena.
Resta la questione politica della «impresentabilità» della sinistra dell’Unione, sintetizzata così dall’azzurro Fabrizio Cicchitto. «Se la situazione fosse normale, si sarebbe dovuto aprire da subito un chiarimento politico di fondo fra il Pdci e il resto della coalizione. Invece, al di là della condanna dei singoli atti e slogan, questo chiarimento politico non è stato neanche aperto». Una ambivalenza sottolineata con forza anche dalla Lega. «La sinistra brilla ancora una volta per la sua ipocrisia - dichiara Roberto Calderoli - e perde un’occasione per tacere di vergogna: quello che si è visto a Roma nel corteo sul Medio Oriente (e purtroppo non è la prima volta), e quello che si è visto a Milano, altro non sono che le due facce della stessa moneta, ovvero di una sinistra che condanna a parole ma che però poi ricerca i voti proprio di costoro e grazie ai voti di questi delinquenti oggi governa». E aggiunge: «Al caro Diliberto chiedo: anche questa volta in piazza c’erano gli imbecilli pagati da Calderoli (come lei lì definì nel febbraio scorso su Repubblica), a fare le stesse cose, ovvero bruciare bandiere israeliane o americane, fare atti di teppismo, inneggiare cori sulle stragi di Nassirya e contro chi ha perso la vita per la pace, sfilare a volto coperto con il completo da black bloc e via dicendo? Complimenti davvero!». Toni duri e una precisa richiesta rivolta al presidente del Consiglio arriva, infine, da Gianfranco Rotondi. «Prassi e serietà istituzionale dovrebbero indurre Prodi a riferire in Parlamento sull’increscioso episodio del corteo di Roma» chiede il segretario della Dc per le Autonomie. «Quello che è accaduto è la riprova che la farsa di questo governo non regge più: una maggioranza di lotta e di governo.

Gli italiani non hanno l’anello al naso, e hanno ben compreso che la parte del leone la fa la sinistra massimalista, con in calce la firma del presidente del Consiglio».

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