Berlusconi tiene la barra dritta: «Né elezioni né governi tecnici»

RomaAvanti così: non cedere di un millimetro di fronte ai ricatti di Fini ma anche tenere d’occhio le esigenze della realpolitik. Berlusconi, ad Arcore fino a martedì, detta la linea ai suoi: l’agenda la fa il premier che non teme la minaccia dei finiani. Quanti dei trentatré, in fondo, saranno disposti a fare uno sgambetto al governo col rischio di andare ad elezioni anticipate? L’occasione è dietro l’angolo: la mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta P3, potrebbe essere il primo motivo di strappo tra i pidiellini e i transfughi finiani. Si ragiona sulla compattezza dei frondisti e si scommette che, tra le loro file, solo la minoranza ultrà chiederà la testa di Caliendo. Una via d’uscita ci sarebbe: far decadere i due decreti Tirrenia sul trasporto marittimo e quello sul nucleare e chiudere di fatto i lavori della Camera. Tutti al mare e ci si rivede a settembre. È un’ipotesi in campo che ha però lo svantaggio di esporsi allo sberleffo finiano: visto? Berlusconi ha paura di andare sotto e batte in ritirata. No, meglio tenere la barra a dritta e proseguire i lavori anche ad agosto. La decisione finale, comunque, verrà presa questa sera alle 18, durante la conferenza dei capigruppo alla Camera. È una partita a scacchi, però. Da parte berlusconiana si confida che i finiani non abbiano nessuna voglia di palesare le proprie divisioni interne sulla sorte di Caliendo; da parte finiana si gioca a terrorizzare il premier e dimostrare che con loro, di fatto, bisogna fare i conti. La verità non dichiarata è che questa maledetta conta non la vuole nessuno. Oggi si saprà come andrà a finire.
Più in generale, comunque, Berlusconi manda segnali di solidità attraverso i suoi uomini. Avanti costi quel che costi col programma di governo e chi gioca contro se ne assume la responsabilità. Chiusa qualsiasi ipotesi di governo tecnico, che sarebbe vista dagli elettori come l’ennesima manovra di palazzo; ritorno alle urne se, in combutta con l’opposizione, quelli di «Futuro e libertà» dovessero decidere di impallinare l’esecutivo. «In caso di sfiducia al governo, il presidente della Repubblica ha il dovere, imposto dalla Costituzione, di consultare le forze parlamentari per verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare. Con la riforma della legge elettorale nel 2004, sul capo dello Stato ricade, però, un’incombenza supplementare: durante la verifica egli infatti dovrà accertare che l’eventuale nuova maggioranza parlamentare non prenda corpo utilizzando in Parlamento il premio di maggioranza conferito dagli elettori allo schieramento politico vincitore». Un avviso rivolto soprattutto al presidente della Camera.
Ma poi c’è il messaggio da dare agli elettori e soprattutto ai mercati finanziari. E qui hanno avuto un ruolo determinante sia il fedele alleato Bossi sia il ministro dell’Economia Tremonti. Il primo avrebbe condiviso col premier che la gente è stufa della perenne instabilità italiana. Il secondo avrebbe invece puntato sull’esigenza di dare un’immagine di stabilità per evitare possibili attacchi speculativi delle Borse. Ecco il motivo per cui il Cavaliere nelle ultime ore ha voluto rassicurare tutti: «Non ci sarà nessuna crisi di governo e non si andrà alle elezioni anticipate. Andremo avanti con le riforme a partire dal federalismo e dalla lotta all’evasione». Di più: «I parlamentari usciti dal gruppo del Pdl si sono impegnati a sostenere la maggioranza e non dubito della loro lealtà».
È evidente che si voglia raddrizzare l’immagine un po’ piegata del Cavaliere all’estero, dove le Borse non stanno a guardare ragioni o torti dell’ingarbugliato dibattito politico in corso. Tanto che il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi ha subito sottolineato: «Parole importanti e di responsabilità rispetto agli alleati e al Paese».
Ed è soprattutto per questo motivo che il presidente del Consiglio ha rinunciato ad andare a Palazzo Madama per pronunciare il suo discorso su giustizia e legalità.

Un’orazione sacrosanta che però avrebbe acceso ancor di più i toni già incandescenti di quest’estate. Ma quello che avrebbe detto a Palazzo Madama potrebbe dirlo stasera ai senatori pidiellini che dovrebbe incontrare sulla terrazza di un palazzo in piazza del Campidoglio.

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