Berlusconi tinge d’azzurro Genova la rossa

(...) non dovete esagerare col farmi emozionare, potrei lasciarci le penne». È ovazione quando, se mai ci fosse bisogno di sciogliere il ghiaccio, racconta la barzelletta della morte di Baciccia, l’amico che detta il necrologio, «È morto Baciccia», l’addetto che gli dice «Guardi che tre o cinque parole costano uguali», lui che allora aggiunge «Vendesi bicicletta».
Un’ora di discorso e il messaggio è chiaro: «La sinistra è riuscita a disinformare, convincendo persino i nostri elettori che il Governo in questi anni non ha fatto niente. Colpa nostra, pensavamo bastasse lavorare sodo e che i cittadini se ne sarebbero accorti. Adesso imparate a memoria il nostro programma, ciò che abbiamo fatto e ciò che vogliamo fare. Poi il ministro Claudio Scajola estrarrà uno spadone e io, battendolo sulla vostra spalla, la destra, mai la sinistra, vi nominerò missionari di verità». Si rivolge alle donne, «l’altra metà del cielo»: «Care signore, la sera interrogate i vostri mariti sul programma. Se sapranno rispondere gli servirete la cena, altrimenti pane e mortadella». Sempre meglio, aggiunge, che quello che accadrebbe se vincesse la sinistra: «Allora sarebbero tasse e mortadella». Del resto: «Prodi dice che l’Italia è sull’orlo del precipizio, ma che lui le farà fare due passi avanti». Resta a metà fra il serio e il faceto Berlusconi, scherza con il suo pubblico quando toglie il cellofan dalla pedana da cui parla, «scusate ma le provano tutte per imbavagliarmi», si ferma per rispondere a chi lo incita, «Bella voce, complimenti». Poi chiama a raccolta: «Quella del 9 aprile non è una scelta fra Berlusconi e Prodi, ma fra due concezioni opposte dell’uomo e dello Stato. Il nostro è uno Stato di libertà». Le critiche all’Unione sono pesanti: «Vogliono tassare i vostri risparmi, Rifondazione vuole sequestrare le case sfitte perché per loro la proprietà privata è un male, mentre per noi è il primo dei diritti naturali, e saranno prigionieri del “partito del no”, quello di Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi, no global, disobbedienti, centri sociali, anarchici, e vale il 20 per cento della sinistra, che non vogliono lo sviluppo del Paese». Gli azzurri, incita poi, dovranno «vigilare sul voto affinché la sinistra non torni a fare brogli»: «Nel ’96, in riunioni riservate di cui noi siamo venuti a conoscenza, si sono vantati della loro capacità di fare brogli tanto che ci hanno sottratto un milione 705 mila voti». Per questo: «Dobbiamo essere presenti e vigili affinché non ritornino al Viminale con 185 segni sulle schede al posto di 85». L’elenco delle cose fatte infervora il premier in un crescendo di entusiasmo per quello che, dice, «nessun governo aveva mai fatto» e di rabbia per quel che in giro se ne van dicendo i detrattori. La famiglia e le donne, per dire: «Noi e non la sinistra abbiamo inserito le pari opportunità per le cariche elettive, noi abbiamo dato contributi alle imprese femminili, noi abbiamo creato 563 nuovi posti di lavoro per le donne che consentano loro di occuparsi anche di famiglia, noi abbiamo aumentato le pene contro le violenze, noi abbiamo deciso un rimborso di 632 euro per le famiglie costrette a mandare i figli agli asili privati». E poi le grandi opere: «Gli ultimi stanziamenti del governo per le opere pubbliche, fra le altre il terzo valico Genova-Milano, arriveranno con il Cipe di domani (oggi, ndr). In una mattinata metteremo in circolo 73 miliardi di euro, quando la sinistra in cinque anni ne ha stanziati solo 7. Io non sono mai stato bravo in aritmetica, ma 73 a 7 vuol dire che noi siamo stati dieci volte più bravi di loro». Il contorno sono applausi e bandiere, la folla stipata a gridare «Bravo» e «Grazie», i giovani del Motore azzurro che si sono inventati di tutto e di più, slogan e striscioni e magliette e una mostra fotografica e un mega camper addobbato che ha portato qui 50 imperiesi, i fan, ci sono anche nella rossa Genova, appostati tutto intorno fra il Carlo Felice e il Ducale.

Prima di lasciare la città, alle nove e mezza, Berlusconi ha partecipato all’aperitivo organizzato nel salone del maggior consiglio a palazzo Ducale: 150 fra politici, imprenditori e professionisti, calici di spumante, paté di fegato, tartine e capponata alla siciliana. Niente pesto e tutto senza aglio, che Berlusconi è allergico.

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