Salis, i piagnistei di una sconfitta

A giorni il Parlamento europeo dovrà decidere se revocare l'immunità alla deputata di Sinistra Italiana

Salis, i piagnistei di una sconfitta
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A giorni il Parlamento europeo dovrà decidere se revocare l'immunità alla deputata di Sinistra Italiana Ilaria Salis, la anarco comunista inseguita da un ordine di arresto emesso dalla magistratura ungherese. I fatti sono noti: la Salis - già condannata in Italia in via definitiva per violenza e resistenza a pubblico ufficiale - prima dell'elezione si trovava sotto processo a Budapest accusata di aver riempito di botte, insieme a diversi sodali, dei giovani di destra durante una loro manifestazione.

Se il Parlamento darà corso alle richieste dell'autorità ungherese, Ilaria Salis tornerà agli arresti: addio Parlamento europeo e soprattutto addio ai 14mila euro al mese più benefit, compenso poco proletario ma assai utile per chi nella vita non ha mai trovato né arte né parte se non odiare a vario titolo i «moderati» a cui oggi a sorpresa si appella. «La sola idea mi terrorizza. Ma credo che i colleghi, anche quelli della destra moderata, si riconoscano nei valori dell'Unione europea e nello Stato di diritto», ha infatti brigato ieri in una intervista a La Repubblica.

Di fronte alla difficoltà il lupo si fa agnello e riconosce che in Europa ci sono valori e diritti salvifici che non sono i suoi, non certo quelli nel nome dei quali è stata eletta parlamentare e di conseguenza ritrovato la libertà. Gliene ricordo alcuni: in Europa c'è il diritto intangibile alla proprietà privata che lei, teorica (e pure pratica) delle occupazioni abusive, non ha mai riconosciuto, semmai calpestato; nell'Europa a cui lei oggi chiede clemenza - quella moderata liberale - non c'è alcun diritto di spaccare la testa a coetanei che non la pensano come te, né di tentare di menare i poliziotti che difendono l'ordine pubblico.

Sarà la nostra Europa civile e liberale a salvare la sua nemica anarco comunista? Non lo so, lo vedremo, ma nel caso non mi scandalizzerei.

Primo perché siamo diversi da loro, che invocano manette a gogò per chiunque non la pensi alla stessa maniera; secondo perché così imborghesita, felicemente arricchita e ora pure supplicante, Ilaria Salis la sua stupida rivoluzione per abbattere lo «Stato di diritto» l'ha già persa: tolta dalla galera ungherese da Giorgia Meloni, non rispedita lì da Tajani e Salvini. Più sconfitta di così davvero non si può.

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