Roma - Ha girato dalle parti della Caffarella, per via della tivù, e fa il mostro al cinema. Però Sabrina Ferilli, cresciuta a pane e Berlinguer, sa che la legge è uguale per tutti, anche se alcuni sono più romeni degli altri. «Veltroni ci ha lasciati con sogni infranti e speranze: abbiamo avuto così poco tempo per credere in un progetto», sospira la bella con l’anima, concedendosi una pausa sul set di Due imbroglioni e mezzo, la fortunata serie televisiva (in onda a ottobre su Canale Cinque, quattro puntate con la regia di Franco Amurri), ora alla seconda edizione, intanto che Mediaset ne prevede una terza. Il gradimento del pubblico c’è, per lei, la ladruncola Gina, e per Claudio Bisio, qui suo partner di truffette. «Siamo come Titti e il Gatto Silvestro. Il Gatto sembra il più cattivo, ma il più crudele è Titti. Comunque, due disgraziati ai quali non gliene va mai bene una». Chiusa in un capannone sulla Tiburtina, riattato a finta questura, l’attrice scarica un po’ della tensione accumulata su un set di cento persone, con sveglia all’alba e clima incerto. Ma lei è una romana di ferro e le martellate ai conformisti, semmai le dà lei. È o non è la più amata dagli uomini, che ne ammirano la presenza fisica e dalle donne, che apprezzano la sua ironia?
Cara Sabrina Ferilli, di questi tempi, nei panni dell’imbrogliona...
«Sono una ladra simpatica, però. Una disgraziata, sempre soggiogata dalle circostanze della vita. Non me ne va bene una».
Con Claudio Bisio la coppia comica funziona?
«Gli voglio molto bene: è un ragazzo onesto e generoso. Funziona parecchio, da tre-quattro anni. Ci dedichiamo entrambi ai nostri personaggi, intervenendo sulle battute, cercando di far ridere il più possibile».
Sfatiamo il luogo comune, che vuole una donna bella in contrasto con la comicità? Lo dicevano già ai tempi di Monica Vitti...
«Un altro cliché. E dove c’è cliché, c’è stupidità. Invece, sono molto fiera di far ridere. Anche nel film di Oldoini, I mostri oggi, smonto il cliché. E sono molto fiera d’essere una “mostra”: la mostruosità della donna, oggi, è legata alla società. In giro c’è molto arrivismo».
Come si difende dalla cattiveria?
«Faccio vita ritirata. A casa invito pochi amici, tra i quali Rodolfo Laganà e Massimo Ghini. E altre poche persone, che non hanno nulla a che vedere con lo spettacolo. Coltivo il mio orticello, sicura di non avvelenare il pozzo di casa. Quello con la sorgente d’acqua fresca».
Le donne dicono sempre che un uomo deve farle ridere, per conquistarle. Come l’ha conquistata il suo compagno Flavio Cattaneo?
«Con la sua sensibilità. La sensibilità è un sentore prezioso, per la vita. Ci siamo conosciuti tre anni fa, a una festa di compleanno. Ci fermammo a parlare del mio mestiere e non ci siamo lasciati più».
È il tipo che apre la portiera dell’auto, cede il passo, scosta la sedia per farla sedere?
«No, questo no. Mi darebbe fastidio. Certo che, se vede che ho le mani occupate, la porta me la apre lui di sicuro. Flavio è sensibile per come stiamo insieme. Risponde a quello che mi aspetto da lui. E poi siamo due nati vecchi. Lui è nato vecchio come me».
I disoccupati francesi sequestrano i manager. I truffati inglesi danno fuoco alle banche. Con un dirigente d’azienda in casa, la crisi entra, almeno nei discorsi?
«A casa parliamo spesso di quanto ci riguarda. Anche dei grandi temi del lavoro: siamo preoccupati per come vanno le cose, fuori. Ci sono così tante difficoltà, per così tante persone. E c’è sempre questo modo, tutto italiano, di prendere tempo, di sottovalutare i problemi. Puro lassismo. È nel nostro dna non volere la realtà. Non migliorarsi e accettare sempre che il vicino di casa cambi e modifichi per noi».
Si sente diversa dalla maggior parte degli italiani, magari preferisce prendere di petto le cose?
«L’anticonformismo è nella mia struttura caratteriale. Bado all’autenticità. Qui tutto si basa sull’ipocrisia. Anche i politici, il che è grave, perché diseducativo, sono ipocriti. Si riempiono la bocca di famiglia, sesso, discoteche... Poi vanno a letto alle quattro, dopo una notte a ballare con amiche e amanti. Logicamente, ciò non vale per tutti, non bisogna generalizzare. Di sicuro, la maggior parte dei politici non dà il buon esempio».
Il Vaticano, secondo lei, entra troppo nella politica italiana?
«Mai come in questo periodo! Dove c’è la politica, c'è Ratzinger».
Ma non eravamo un paese laico?
«Saremmo. Ma i taciti accordi, che la Chiesa fa con la politica, servono a governare e ad avere voti».
Capito. Matrimonio in municipio...
«Sempre!».
E l’eventuale matrimonio con Sky?
«Non ne ho mai parlato, ufficialmente. Anche perché, per ora, i miei rapporti col cinema e con la tivù Mediaset sono ottimi. E finché è così...».
Ma com’è che la sinistra ha sbagliato tutto, negli ultimi tempi?
«A sinistra abbiamo troppi cacadubbi. Tutti lì a partire da Adamo ed Eva, ad analizzare. Ma. Però. Se. Forse...
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