nostro inviato a Venezia
Ecco un vertice dal quale Silvio Berlusconi è uscito sorridente. Tanto era cupo l’altro giorno dopo il faccia a faccia con Gianfranco Fini, quanto sereno ieri pomeriggio terminata la mezza giornata con Giancarlo Galan. Non si vedevano dal giorno in cui il governatore veneto è stato ufficialmente fatto fuori dalla corsa per la riconferma. In questo mesetto l’umore del Doge è rimasto nero. Fino a ieri, quando il premier è tornato in laguna. Visita privata: il motivo del viaggio a Venezia era valutare un palazzo quattrocentesco sul Canal Grande per un eventuale acquisto. Galan è andato a prenderlo in aeroporto, l’ha accompagnato nel sopralluogo a palazzo Pisani Moretta e ha pranzato con lui nella casa di campagna di Niccolò Ghedini.
Alla fine, tutti sorridenti. Incontro «affettuoso», dice Galan. Berlusconi invece non commenta. Ha evitato sia i giornalisti sia soprattutto la gente. In motoscafo dalla terraferma al cuore di Venezia e ritorno, in auto fino a Santa Maria di Sala, e via di nuovo verso Arcore, salutando da dietro il finestrino. Galan ha lasciato casa Ghedini poco dopo, fingendo di non aver parlato del futuro incarico: «Il mio ministero? E che cos’è?».
L’armonia era stata recuperata anche prima di sedersi a tavola, perché in attesa dell’aereo di Berlusconi da Roma Galan ha corretto il tiro sulla campagna elettorale. Un mese fa, nel pieno del rancore, aveva detto che non si sarebbe speso per sostenere Zaia. Queste invece le sue parole di ieri: «Il mio rapporto con Silvio Berlusconi è immutato. Farò campagna elettorale per aiutare i candidati del Pdl che mi sono stati leali. E farò votare Zaia: dirò di barrare il simbolo del mio partito, di scrivere il nome di una persona per bene e, per sicurezza, di segnare anche Zaia».
Svolta netta, a sancire una pace ritrovata. Il pranzo è durato più del previsto (Berlusconi se n’è andato dopo le quattro del pomeriggio) e il clima è stato amichevole. «Cèrcati casa a Roma, tra qualche mese ne avrai bisogno», ha ripetuto il premier al governatore uscente. E dopo le lunghe resistenze dei mesi scorsi, Galan ha ceduto alle lusinghe anche se non sembra ancora certo del risultato (Agricoltura, Industria, o un nuovo ministero del Nord?). «Da giorni e giorni, e soprattutto oggi, tutti vogliono sapere che cosa farò tra qualche mese - ha scritto in una nota -. Farò come l’arciere di Machiavelli. Scrive infatti Machiavelli nel Principe: “L’arciere prudente, dopo aver valutato saggiamente che l’obiettivo da raggiungere è più lontano rispetto alle potenzialità del suo arco, mira più in alto del bersaglio, non per raggiungere altezze elevate, ma perché tale espediente gli consente di centrarlo”. È questo che farò: mirerò più in alto del bersaglio per centrarlo meglio». Il machiavellico arciere non è un Guglielmo Tell.
Ma forse celebrare la pace con Galan non era l’unico scopo del viaggio berlusconiano a Venezia. Forse al tavolo dell’avvocato-onorevole doveva esserci qualche altro commensale come il coordinatore del Pdl Alberto Giorgetti o l’onorevole Aldo Brancher, o magari qualcuno dei fedelissimi di Galan se non addirittura qualche rappresentante della Lega. Sono ipotesi, suffragate però dalla presenza di Gianni Letta a fianco del presidente del Consiglio. È raro che il sottosegretario accompagni Berlusconi, tanto più per una visita privata. E il premier potrebbe averlo voluto con sé proprio in vista di eventuali colloqui allargati.
Invece i leghisti non si sono seduti al tavolo dei leader Pdl. Mentre Berlusconi solcava il Canal Grande con la figlia Marina e si aggirava tra i dipinti del Tiepolo e del Guarana nella fastosa dimora che ospita ogni anno il Ballo del Doge (uno degli appuntamenti mondani più ambìti di Venezia), il candidato Luca Zaia apriva la campagna elettorale a Marghera.
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