Berlusconi «vede» Atene «Parte Gila, poi Inzaghi»

In campo la seconda squadra e nel finale anche tre primavera

da Milano

Per il Milan che fa festa a Costacurta e che risparmia il meglio delle proprie forze per Atene, arriva la carica di Silvio Berlusconi. Il presidente, al telefono con la trasmissione sportiva di Telelombardia guidata da Fabio Ravezzani, rassicura tutti sul proprio stato di salute («sto bene, sto bene, ma non devo esagerare») e su quello dell'armata rossonera che da domani si mette in viaggio per Atene e per l'assalto alla undicesima finale di coppa dei Campioni della società. «Per mercoledì saremo tutti in piena forma, non dovremo farci scappare la coppa un'altra volta» è la promessa solenne di Silvio Berlusconi passato ieri da Vicenza per impegni politici senza riuscire a onorare il blitz atteso in Sardegna, a Olbia. Per una volta resta in disparte l'intreccio, tra calcio e politica, con una spiegazione didascalica dedicata ad alcuni titoli di giornali, la Champions come spinta per vincere di slancio i ballottaggi elettorali. «Ho detto solo che quel risultato potrebbe spingere tutti i tifosi milanisti ad andare a votare col cuore in allegria» il chiarimento di Berlusconi che fa da cornice ad un sabato calcistico di grandi addii e struggenti ritorni. Di qui gli auguri alla Juventus risalita in A, in compagnia probabilmente di Genoa e Napoli, «altri due storici club che daranno alla prossima serie A un valore straordinario» prima di accompagnare per mano Costacurta al fianco di Ancelotti e Tassotti, nello staff tecnico del club incarico datato 1 luglio. «Il ruolo del presidente è quello di motivare la squadra e dare la missione ad allenatore e giocatori. I risultati realizzati in 21 anni non mi sembrano poi così male. Ancelotti, Tassotti e Costacurta sono molto amici tra di loro e di questo clima si gioverà il lavoro complessivo a Milanello» la garanzia del presidente è un segreto mai negato dal Milan, incentivare il senso di appartenenza.
E sul tema il riferimento alla trattativa per il ritorno di Shevchenko in rossonero è un passaggio quasi obbligatorio. «Per lui le porte non sono aperte, sono spalancate. Non sacrificheremo un solo vitello ma ne uccideremo moltissimi» la frase del presidente tornato anche sulla stagione dei tormenti e dei ritardi, «della grande ingiustizia patita con dignità» prima di liquidare polemiche e censure legate al discusso mercato dell'estate passata. «Io non cambierei il Milan con nessuna altra squadra, specie dopo l'arrivo di Ronaldo e la prossima scelta di molti giovani talenti che provvederanno ad abbassare l'età media della rosa» la sicurezza mostrata. Alla fine Silvio Berlusconi detta quasi la formazione sciogliendo il dubbio che sta appeso alla bacheca di Atene. «Fossi io a decidere, partirei con Gilardino centravanti per poi far entrare Inzaghi quando la difesa del Liverpool è un po' più stanca» l'idea lanciata da Berlusconi. «È una ipotesi, il presidente ha detto cose giuste» la risposta di Ancelotti abilissimo nel tenersi a distanza di sicurezza da polemiche e veleni. «È tutto pronto» l'ultima assicurazione di Ancelotti ai microfoni di Milanchannel. Senza saperlo, Berlusconi esce con gli applausi anche da San Siro.

A metà della prima frazione, gli ultrà contestano Galliani e ringraziano il presidente, il cui intervento, è servito per dirottare alla curva altri quattrocento biglietti della finalissima. Capita anche questo dalle parti di via Turati: che il numero uno prenda gli applausi e il numero due incassi i cori ostili. Il Milan è una squadra anche in questi dettagli.

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