Berlusconi: «Vinceremo E stavolta senza l’Udc sarà un’altra musica»

Il Cavaliere: «C’è un’unità ritrovata con gli alleati. Al governo ho realizzato solo l’85% del programma perché Buttiglione faceva il “signor no”»

Adalberto Signore

da Roma

L’occasione è ghiotta in tutti i sensi. Così, quando Silvio Berlusconi si ritrova a girare per gli stand della Coldiretti davanti a una carrellata di prodotti tipici non resiste alla tentazione. Si avvicina a un piatto di mozzarelle di bufala, né addenta una e improvvisamente si mette una mano sul petto ironizzando sull’incubo diossina. Risate generali, mentre il Cavaliere prosegue la gag misurandosi le pulsazioni. Poi, lo sguardo gli cade su un’enorme mortadella e questa volta il siparietto che segue è per Prodi. Con Berlusconi che gesticola un po’ mostrandosi contrariato, si avvicina al balcone e - aiutato dal presidente di Coldiretti - nasconde la mortadella sotto il tavolo.
Sulla questione delle mozzarelle alla diossina, d’altra parte, l’ex premier si sofferma a lungo durante il suo intervento davanti agli agricoltori. La «gestione del problema» da parte del governo, attacca, «è stata dissennata dall’inizio alla fine», frutto di «incapacità pura», perché «bisognava prima fare le verifiche e solo alla fine colpire». Insomma, «hanno provocato danni incalcolabili per tutto il made in Italy». Un argomento su cui tornerà certamente anche oggi durante il comizio con Fini a Napoli. Non a caso, il Cavaliere ribadisce che, nel caso vincesse le elezioni, tra i suoi primi compiti c’è quello di «togliere i rifiuti dalle strade di Napoli» per «riconsegnare pulita l’immagine della città e di tutta l’Italia». Un problema, spiegava qualche giorno fa a chi nel suo staff gli consigliava di farsi riprendere dalle tv in mezzo ai rifiuti, «sul quale non si può speculare». Così, oggi a Napoli si limiterà a un comizio in piazza Plebiscito. Su Alitalia, invece, torna ad appellarsi «all’orgoglio dei nostri imprenditori» perché «per partecipare non servono milioni ma basta una fiche». Poi conferma che «la tassa di successione sarà abolita nel primo Consiglio dei ministri» e ironizza su Veltroni che presenta «un programma da opposizione al governo in carica».
La giornata del Cavaliere va avanti tra un faccia a faccia a Palazzo Grazioli con Giuseppe Pizza, un pranzo con gli ambasciatori dei Paesi Ue e la cena elettorale a sostegno di Antoniozzi, candidato del Pdl alla provincia di Roma. A via del Plebiscito, con un suo collaboratore l’ex premier si sofferma anche sull’Economist, che sostiene che «gli italiani dovrebbero votare per Veltroni» perché «Berlusconi è ancora inadatto a governare». «Lo stavo aspettando...», ironizza il Cavaliere con il pensiero a quando nel 2001 il settimanale inglese gli dedicò finanche la copertina. «Solo bugie - aggiungerà più tardi - frutto di un accanimento che non mi spiego». D’altra parte, dice il senatore azzurro Casoli, «quando c’è la campagna elettorale diventa il foglio preferito del centrosinistra».
Con gli ambasciatori, Berlusconi, si dice sicuro del risultato elettorale e promette «un governo saldo e in grado di fare le riforme». Secondo l’ex premier, racconta chi era presente al pranzo, il centrodestra «avrà almeno venti senatori in più» rispetto all’opposizione e «potrà godere di una ritrovata unità con gli alleati». D’altra parte, «la scorsa legislatura ho realizzato solo l’85% del programma» perché «in Consiglio dei ministri c’era Buttiglione che faceva il “signor no”». Insomma, senza l’Udc di Casini e con un «partner affidabile» come l’Mpa di Lombardo «vedrete che la musica cambierà». Anche perché, dirà a tarda sera, senza «un’ampia maggioranza non vale la pena di iniziare a cambiare le cose... ». Eppoi, spiega durante un’intervista all’emittente romana T9, «i cattolici si ritrovano nel Pdl». «Dopo quello che ha detto il generale Del Vecchio sui militari gay - aggiunge - anche il Pd probabilmente non sarà più così ben voluto in Vaticano». Sulla politica estera, invece, grande appoggio a Putin che «è da comprendere» se alza i toni perché si sente «accerchiato» dalla Nato mentre è alle prese con «il difficile compito» di «costruire una democrazia».


Il pranzo si chiude con una barzelletta sulla Thatcher che gli consiglia di non sfiancarsi a leggere i giornali, ma di farsi fare una rassegna stampa dei soli articoli favorevoli. «Il giorno dopo chiamo Paolino (Bonaiuti, ndr) e gli chiedo di avere solo i ritagli dei giornali che parlano bene di me. Non l’ho più visto per un mese...».

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