da Milano
Ieri il presidente dellAgcom, Corrado Calabrò, ha fatto una parziale marcia indietro sulla riorganizzazione della rete Telecom. Ha detto che «aspetta impegni vincolanti»: un po di acqua fredda dopo lentusiastica accoglienza del giorno prima. Ormai derubricata la separazione, anche societaria, luscita da Speedy Gonzales di Calabrò continua a suscitare domande.
La riunione che si è tenuta laltro ieri, ha visto una relazione del segretario generale (che ha trattato la vicenda di Open Access con il responsabile della divisione Stefano Pileri) in cui si è fatto chiaramente capire agli otto commissari che Telecom avrebbe fatto più di quanto annunciato. Soprattutto in termini di governance: Bernabè sarebbe dunque disposto a creare un board indipendente e financo un Ota (un secondo consiglio per irrogare sanzioni immediate in caso di violazioni concorrenziali). Si tratta, per il momento, solo di ipotesi che però hanno conseguenze importanti sui conti Telecom (e di riflesso per gli spazi competitivi a favore dei concorrenti): infatti la buona volontà di Bernabè sulla rete potrebbe essere premiata con lalleggerimento della dozzina di procedimenti in corso e in particolare i quattro procedimenti sui mercati di accesso (si tratta di possibili vincoli e-o multe sul mercato al dettaglio). Ma l«idillio» Calabrò-Bernabè ha anche un risvolto interno agli azionisti Telecom.
Gli spagnoli di Telefonica, soci importanti del gruppo, sono scalpitanti. Secondo quanto risulta al Giornale sentono la necessità di avere un maggior peso nelle scelte della società (non escluso anche un arrotondamento azionario, ma questo è un discorso prematuro, anche se sul mercato il titolo viaggia basso).
La carta della regolamentazione e il peso della «trattativa romana» rappresentano dunque uno dei punti di forza dellattuale management che ha modo e capacità di fine strategia.
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