Bernabè, la rivincita del super manager

Nel 1999 fu sconfitto da Colaninno: ora è lo stratega dell’operazione

Rodolfo Parietti

da Milano

Una volta, parlando di se stesso, sentenziò: «Non posso negarlo: sono stato fortunato nella vita». Franco Bernabè è, come si suol dire, un uomo abituato bene.
Ma la sola congiunzione astrale favorevole non basterebbe a spiegarne le fortune e quel cursus honorum da fuoriclasse, germinato all’Ocse in età ancor giovanissima e via via rimpolpato da incarichi sempre più prestigiosi: dalla carica di direttore degli studi economici alla Fiat a quella di amministratore delegato dell’Eni negli anni difficili a cavallo tra il 1992 e il 1998, dove mise il proprio personale sigillo a un intenso programma di ristrutturazione. Fino alla nomina, unico italiano dopo Gianni Agnelli, nell’Advisory Board del Council on Foreign Relations, il forum americano più autorevole sui problemi della politica internazionale, e all’incarico di vicepresidente di Rothschild Europe. Che gli ha permesso di diventare ora lo stratega principale dell’operazione Telecom, sette anni dopo aver patito probabilmente la sola sconfitta della propria carriera.
Colpa di Roberto Colaninno e della sua Opa da oltre 100mila miliardi delle vecchie lire lanciata nel febbraio 1999. Contro la quale Bernabè tentò di abbozzare una reazione: offerta di scambio su Tim, la conversione delle azioni di risparmio Telecom e un buy back a 15 euro per azione. Salvo poi, davanti alle perplessità del mercato, cambiare idea proponendo un’Opa su Tim. Tutto inutile: neppure il successivo progetto di fondere Telecom con Deutsche Telekom riuscì a cambiare il corso degli eventi. In maggio, le adesioni all’Opa di Colaninno superarono il 50%. Un mese dopo, Bernabè fece le valigie.
Adesso, giusto all’inizio del mese, è tornato a varcare il portone principale di Telecom come un primattore. Anzi: per dirla ancora con parole sue, come chi è abituato «a giocare sempre nella top league». Non ancora sessantenne, Bernabè deve sentirsi un novello Re Mida. Non a caso ha battezzato Kelyan (la kelyanite è una pietra da cui si estrae l’oro) la società che ha fondato con l’intento di farne un lussuoso punto di riferimento nel segmento dell’hi tech.

Non sembra volersi mai fermare, Bernabè. Dicono sia anche pronto per la poltrona presidenziale della Cassa depositi e prestiti, che - a dar retta ad alcune voci - sarebbe destinata a diventare l’affidatario della rete fissa Telecom.

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