È bastata una frase di Umberto Bossi, «nel Pd mi piace Bersani», per scatenare un vespaio. Pierluigi Bersani (nella foto) ieri è stato bersagliato dalle critiche, ovviamente dei suoi compagni di partito, e dalle accuse di andare un po troppo a genio alla destra. Ha cominciato Mario Adinolfi, che sostiene Dario Franceschini come candidato alla segreteria del Pd: «Con la dichiarazione di Bossi, Bersani fa il pieno di consensi a destra, arriva fino a Storace che addirittura vuole andare a votare per lui alle primarie. Fossi in Bersani - continua il blogger -, mi chiederei: cosa sto sbagliando? In realtà la scelta dellarea della maggioranza per lex ministro è piuttosto logica. Con Bersani segretario non avremmo più un Pd dallambizione espansiva e dalla vocazione maggioritaria, ma un Pd-bocciofila che metterebbe meno paura alla destra che governa. La destra - conclude Adinolfi - è per Bersani e non è un caso».
Rilancia il deputato democratico Francesco Merlo: «È tutta la destra a tifare per Bersani - attacca -, è di grande interesse dellattuale governo avere come interlocutore principale un partito con un profilo socialdemocratico. Un obiettivo che confligge radicalmente con le ragioni che hanno portato alla costituzione del Pd». Non si scompone il diretto interessato. Una nota del suo portavoce Stefano Di Traglia ribatte: «Se Bersani è preferito anche da pezzi del centrodestra, vuol dire che con la sua leadership il Pd può avere più chance di attirare voti dellaltro schieramento che, se non sbaglio, è la premessa per diventare maggioranza.
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