Renzi si dichiari «disposto a riflettere» sulla legge elettorale in particolare a sostituire l'Italicum con il doppio turno di collegio. La richiesta è firmata da Pierluigi Bersani, intervistato da Radio anch'io. «Io sono intenzionato a votare Sì al referendum. La riforma non è la panacea di tutti i mali, non è questa svolta epocale ma prevalgono gli aspetti positivi». Bersani alla domanda se sia tentato di votare No risponde con un «non sbaglia». «Se le cose vanno avanti così tra quattro mesi ci troviamo tra le macerie del campo democratico. Renzi deve tener conto delle obiezioni non irragionevoli del No». In particolare dovrebbe «annunciare una proposta di legge per l'elezione diretta del Senato» e la «disponibilità a modificare l'Italicum. Dovrebbe dire votate Sì e sono disposto a riflettere sull'Italicum». In particolare «serve il doppio turno di collegio. Non si può scambiare un ballottaggio con il doppio turno».
Se dall'interno del Pd vengono sollevati rilievi politici precisi, le opposizioni incalzano Matteo Renzi sul «fact checking» relativo ai fondi per il Sud. E così dopo la lettera con cui Michele Emiliano ha chiesto al governo di rispondere «del taglio del 41% ai fondi destinati al Meridione», ora sono diversi parlamentari a sfidare Renzi sul terreno dei numeri concreti al netto della propaganda. Dopo l'affondo di Rocco Palese, dei Conservatori e riformisti, che con diverse interrogazioni ha denunciato lo «scippo di risorse per il Sud, usate come bancomat dal governo, nel silenzio assoluto dei governatori del Sud che sono tutti di sinistra», due giorni fa è stata la volta del capogruppo di Si Arturo Scotto. «Altro che patti per il Sud, sono pacchi per il Sud», dice Scotto sottolineando come «dei 31 miliardi del Fondo sviluppo e coesione destinati al Sud per il 2014-2020 ne siano stati impegnati solo 13,4. Mancano all'appello 17 miliardi. Che fine hanno fatto?».
Le sollecitazioni si moltiplicano. E così il sottosegretario alla Presidenza (con delega ai Fondi coesione) Claudio De Vincenti è costretto a intervenire, sostenendo che gli altri 17 miliardi «la Cabina di regia governo-regioni-città ha deliberato di dedicarli agli investimenti nel Mezzogiorno di rilievo interregionale e a politiche di sviluppo industriale». Il punto, però, è che manca una delibera ufficiale Cipe (o di altro organo di governo) che certifichi questa destinazione. Bisognerà quindi attendere per vedere se e dove verranno indirizzati.
A fare chiarezza ci pensa Andrea Del Monaco. L'esperto di Fondi Ue non ha dubbi. «Ha ragione Emiliano», spiega sulla Gazzetta del Mezzogiorno, «il governo ha tagliato 17,5 miliardi per il Sud» (da 30,9 a 13,4 mld). Il Fsc ammonta a 38,7 miliardi. Secondo la Stabilità 2014, l'80% della dotazione del Fsc deve essere investito nel Mezzogiorno. L'80% di 38,7 miliardi è pari a 30,9 miliardi: questa è la quota del Sud. Bene, il Masterplan per il Sud destina al meridione solo 13,4 miliardi, 13,4 non 30,9. Mancano 17,5 miliardi.
L'allocazione di quei soldi è spalmata negli anni e quindi rinviata: 2,7 miliardi nel 2016, 3 miliardi nel 2017, 3,1 miliardi nel 2018, 29,7 miliardi per gli anni 2019 e seguenti. Insomma, poiché la spesa di 29,7 miliardi è rinviata a dopo il 2019, concretamente quei 38 miliardi sono una favola».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.