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Bersani sacrifica i suoi a Pierferdy e nel partito ora è guerra fratricida

RomaStanno costando cari, al segretario del Pd, gli accordi per le Regionali con l’Udc. Ma Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e il gruppo dirigente che ha vinto il congresso del Pd sono convinti che il prezzo non sia troppo alto, e che comunque si tratti di un investimento a lunga scadenza, una «strategia di largo respiro» come dicono ai piani alti del Nazareno, che guarda alle prossime elezioni politiche.
In Puglia si va allo scontro in rischiose primarie contro Nichi Vendola; in Veneto il candidato (senza speranze di vittoria) sarà l’Udc Antonio De Poli, con grande sdegno della ex Dc Rosy Bindi che ha aggredito così Bersani: «Hai svenduto il Veneto a Casini»; in Calabria l’Udc vuole un altro suo uomo per fare accordi col Pd, e il governatore uscente del Pd Loiero promette che si candiderà da solo contro il suo partito, giusto per farlo perdere; in Campania si tratta freneticamente con Ciriaco De Mita, e anche lì potrebbe spuntare il candidato comune (si parla del rettore universitario Trombetti), ma ovviamente scelto dall’Udc tra i suoi.
Insomma, a conti fatti, il Pd è pronto a rinunciare a suoi candidati in quattro regioni: in tre per cedere la mano al partito di Casini, e in una - il Lazio - per sposare la candidata dei Radicali, Emma Bonino.
Intanto i fronti di fibrillazione interna si moltiplicano: appena chiuso uno, se ne apre un altro. A sbrogliare il gran pasticcio pugliese ci si è messo Massimo D’Alema in persona, appena rientrato dalla vacanza natalizia ai Caraibi. D’altronde in Puglia, a lungo suo regno incontrastato, l’ex premier si gioca la faccia e la strategia di alleanza con l’Udc. Così, appena sbarcato in Italia, D’Alema si è precipitato a Bari, ha richiamato all’ordine i dissenzienti e ripreso per i capelli il giovane Francesco Boccia (che piuttosto di rifare per la seconda volta le primarie contro Vendola era pronto a sfilarsi), convincendolo ad accettare la sfida e garantendogli che si farà di tutto per fargliela vincere. La nuova scarica di iniziative giudiziarie e di intercettazioni date alle stampe - per fortunata coincidenza - alla vigilia dell’assemblea regionale Pd, potrebbe aiutare Boccia, pensano in casa dalemiana. Perché si sono abbattute sul governo Vendola e sugli uomini del Pd più vicini al governatore, come il «franceschiniano» Gero Grassi.
Anche in Calabria, in extremis, la «strategia» dalemian-casiniana è rispuntata a sorpresa, proprio mentre il partito stava per dilaniarsi in primarie con quattro candidati, tutti bersaniani. Invece l’Udc, dopo aver trattato a lungo con il Pdl, sembra ora disposta ad allearsi con il partito di Bersani. Naturalmente ad un prezzo: il governatore uscente, l’ex Dc-Ccd-Udeur ora nel Pd, deve togliersi dai piedi. E il candidato di questo eventuale centro-sinistra (con un bel trattino) deve essere un centrista casiniano, tal Roberto Occhiuto. Solo che Loiero non ci sta, e ieri - dalle colonne di Repubblica - ha tuonato contro il segretario: «Bersani sta sbagliando tutto. Cedere la presidenza farà raddoppiare i consensi all’Udc, e quindi li farà perdere a noi». E il governatore uscente avverte: «Non faccio nessun passo indietro. Se il Pd rinnega l’esperienza di questi cinque anni mi candido da solo, con tre liste, e vediamo che succede». Minaccia preoccupante, che ha fatto subito scattare le reazioni del partito. Il segretario regionale Carlo Guccione attacca i «personalismi» e spiega che «stiamo lavorando in tutta Italia, e quindi anche in Calabria, per costruire coalizioni di governo capaci di battere la destra».

Un altro esponente Pd regionale, Pino Caminiti, denuncia il «chiaro tentativo di Loiero di far saltare la trattativa» coi centristi, e auspica che il partito lo metta «davanti alle sue responsabilità». Il deputato Franco Laratta definisce il governatore un «irresponsabile». Ma per ora Loiero fa sapere di non aver alcuna intenzione di cedere.

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