Bersani senza fair play: "Io ho fatto più fatica..."

Sinistra, Idv e Fli già in polemica con il neosegretario. Renzi leale: "In bocca al lupo, è un amico"

Bersani senza fair play:  
"Io ho fatto più fatica..."

Roma Nell’Alfano-day le opposizioni si iscrivono a referto con argomentazioni stantie e di comodo. La tecnica è nota: isolare un concetto o una parola e costruirci attorno il sembiante di una polemica. Il neosegretario del Pdl invoca il «partito degli onesti»? «Facciamo il più grande in bocca al lupo ad Angelino Alfano - ironizza Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera - ne ha bisogno perché se davvero vuole fare il partito degli onesti ha tanto lavoro davanti a sé».

Concetto sul quale se la spassa anche la dem Marilena Samperi: «Alfano dice che vuole un partito degli onesti? Ne dia allora prova la prossima settimana quando in giunta per le autorizzazioni della Camera si voterà la richiesta di custodia cautelare nei confronti del deputato del Pdl Alfonso Papa». Alfano viene eletto per acclamazione su richiesta di Berlusconi? «Ma è il segretario del partito o è il segretario del presidente del partito?», si chiede il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che non nega una certa invidia: «Io ho fatto più fatica a diventare segretario generale». Di «bellissima cerimonia di tipo medievale, dove il feudatario riceve l’investitura dal sovrano» parla Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria del Pd, mentre Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, non fa nemmeno lo sforzo di aprire un vocabolario e si rifugia nell’«ennesimo teatrino messo in piedi dal Pdl».

Cosa manca? Ma sì, gli auguri al nuovo segretario del Pdl, che un elementare rispetto del galateo imporrebbe. Bersani rimedia a modo suo in serata: «Faccio i miei auguri ad Alfano, ma non conosco al mondo un partito che elegge il segretario con un applauso». Alla fine l’unico del Pd che mostra savoir faire è Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che fa un «augurio di buon lavoro» sufficientemente sincero ad Alfano, un po’ perché trattasi di «un amico» un po’ perché «in un paese civile si fa sempre un in bocca al lupo agli avversari». E dà una lezione di stile ai compagni di cordata anche il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «Non ho condiviso né condivido nulla dell’attività politica e ministeriale dell’onorevole Alfano. Ma egli oggi, piaccia o non piaccia, ha assunto formalmente, politicamente e giuridicamente la direzione di un partito italiano presente in Parlamento e tutelato dalla Costituzione. Siamo in democrazia e di ciò va preso atto e dato rispetto».

Per gli ex ministri e ormai ex-Fli Andrea Ronchi e Adolfo Urso il commento alle parole di Alfano apre la strada a un loro imminente ritorno al Pdl. «La prospettiva della costruzione del Ppe in Italia per riprendere lo spirito riformatore e di libertà del 1994 credo sia la strada giusta verso la quale incamminarsi», approva Ronchi. «Una grande costituente popolare per realizzare il Ppe in Italia è la strada giusta per costruire un nuovo centrodestra», fa coro Urso. Che differenza con gli ormai maliconici futuristi, che come in un riflesso condizionato puntano come al solito allo slogan da titolo: «Il guardasigilli Angelino Alfano è solo il ventriloquo di Berlusconi», garantisce Fabio Granata.

«Se Alfano davvero crede che Berlusconi debba essere il candidato premier alle prossime elezioni possiamo già dire con certezza che nessuna convergenza sarà possibile», aggiunge Italo

Bocchino. Infine l’Udc, con Pier Ferdinando Casini nelle vesti del maestrino compunto: «Auguriamo buon lavoro ad Alfano sperando che dia un contributo serio a un corretto rapporto tra partiti di maggioranza e opposizione».

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