Roma No, coi problemi che ci sono «non si possono aizzare le tifoserie e suscitare risse», è roba da «irresponsabili», ma insomma, che diamine, «chi ha un po’ di buonsenso bisogna ce lo metta, non si può mica finire a botte». Come dare torto a Bersani che sogna un clima migliore, tipo riviera romagnola, anche su Montecitorio e dintorni. Ma dirlo anche a certi suoi amici, dopo essersi tanto turbato per il Cav? Da quella sponda è un grande festival di botte da orbi, lì non si rischia di finire alle mani perché si è già iniziato a menarle da un bel pezzo. Con varianti stilistiche di un certo pregio, tutte efficaci nell’aizzare risse e tifoserie, cattedrali sui denti incluse.
Una scuola di scrittura, che fa capo a quel che resta dei finiani, ha prodotto esempi notevoli di aizzamento verbale. Qui i maestri cantori sono due, il siculo con sneakers, Fabio Granata, e l’altro siculo dal temperamento focoso pure lui, Carmelo Briguglio. Granata è più immaginifico, buona la battuta del premier che «ricorda nitidamente Johnny Stecchino quando dice che il problema maggiore dell’Italia è la magistratura», poi sempre ottimo aizzamento anche quando attacca, sobriamente in radio, su Berlusconi che «ha perduto la testa» e sul Pdl che «rappresenta un pericolo per la democrazia». Non da meno il suo conterraneo Carmelo, che si è figurato un Berlusconi senza An, con una sorte divisa «tra finire sotto un ponte oppure in galera», un lieto fine, e non «irresponsabile», di quelli che piacciono a Bersani.
Sì ma il capostipite da curva sud, il Tartaglia dell’emiciclo, il Messi della metafora trash, resta l’ineguagliabile Tonino, che se non ci sbagliamo è alleato di Bersani un po’ ovunque. Con lui si raggiungono livelli da rissa del dopo cantiere, finita la quinta Peroni familiare e il panino alla frittata. Potranno mai «aizzare tifoserie» e «suscitare risse» le paroline dolci che Di Pietro sussurra nel microfonino del suo seggio alla Camera? Robine soft tipo: «Berlusconi è come Wanna Marchi, che ne inventava una al giorno finché non è finita a San Vittore». Paralleli storici alla Plutarco, tipo: «Berlusconi al Quirinale sarebbe come Bokassa o Amin Dada (dittatore ugandese, ndr)», ma si era spinto fino in Sudamerica, paragonandolo sommessamente a Videla (dittatore argentino, ndr), fino alle variazioni più legate alle contingenze, quella con Saddam Hussein, poi con Gheddafi, ma tornando indietro senza problemi a Hitler e Mussolini. E il magnaccia? C’è anche quello nel repertorio da stadio, insieme a questa delicatezza da bistrot parigino: «Berlusconi è l’Aids politico, se lo conosci lo eviti». Qui forse anche la tifoseria si schifa.
Gli ultras, in mancanza del leader Idv, possono essere aizzati per bene anche dai comprimari di Tonino. Uno che viene su bene è Felice Belisario, avvocato lucano, che ultimamente sa salendo la graduatoria della curva sud. Roba da Fossa dei leoni quando dice che «Berlusconi è un autentico truffatore politico», capo di un governo «imbroglione». Un’altra chicca cinefila: «Berlusconi parla come il cappellaio matto».
Pur avendo studi legali alle spalle, il nostro Belisario si dev’essere fatto una cultura medica, perché ha decretato senza dubbi che «Berlusconi ha urgente bisogno di un trattamento sanitario obbligatorio, ormai farnetica, vede una realtà che non esiste ed è convinto che il mondo non abbia null’altro da fare che prendersela con lui». Un pazzo, il premier, ma non un «irresponsabile» colui che lo addita come un povero folle. Almeno a giudizio del ganzo Bersani, capo dei democratici su Marte.
Che poi si faccia o meno quest’alleanza a sinistra, tra Pd e Vendola, resta agli atti l’aizzamento colto e metrosexual del presidente pugliese. Lui ci va sotto con la psicoanalisi, quel Berlusconi che è «il prototipo del maschilista guascone e volgare», un «Giano bifronte, per metà l’uomo delle soluzioni magiche, per metà quello delle manganellate ai cittadini di Terzigno» (la storia dei termovalorizzatori...). Certo che anche uscendo dalla dialettica berlusconiana, carica di veleni, le cose non migliorano (e quindi non migliorerà lo stato d’animo di Bersani, preoccupato per tutti questi irresponsabili...»).
Si ricorderà di Bossi che diede dello «stronzo» a Casini, dopo che questo, per quanto educato e cattolico, non aveva prestato l’altra guancia ma aveva dato al capo leghista del «trafficante di banche e quote latte». Persino tra i centristi volano parole e anatemi. Non c’è pace per Bersani, almeno sul pianeta Terra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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