Alessio Garofoli
da Roma
Fidel Castro ha compiuto ieri ottant'anni, e non si è trattato di una commemorazione. A poco più di due settimane dal delicato intervento chirurgico per un'emorragia intestinale, il líder maximo ha voluto assicurare alla Isla Grande e al mondo che sta meglio ed è di buon umore. E quando il padre della revolucion chiama, l'Italia risponde. Se i nomi degli immancabili Dario Fo, Franca Rame e Gianni Vattimo apparivano già sull'appello, presente sul sito porcuba.org, con cui si intima al governo americano di rispettare la sovranità dellisola, il primo parlamentare a festeggiare commosso l'augusto compleanno è il Presidente della Camera. Un gesto che sveglierà bruscamente la politica intorpidita dal clima vacanziero. «Caro Presidente - scrive Fausto Bertinotti -, un anniversario importante è l'occasione per gli auguri da parte di chi ha vissuto i lunghi anni della Sua importante presenza nel mondo, presenza congiunta al cammino della rivoluzione cubana. Nessuno dei dissensi che abbiamo lealmente espresso può cancellare le speranze e le emozioni che hanno suscitato nella mia generazione e nel mio Paese le donne e gli uomini della Sierra Maestra». Seguono a ruota il segretario del Prc, Franco Giordano, secondo cui quelli di Castro «sono ottanta anni spesi dalla parte giusta, dalla parte del tuo popolo e per la causa mondiale della giustizia e della dignità», e il pugnace Marco Rizzo (Pdci): «Le notizie di un miglioramento delle condizioni di salute del padre della rivoluzione sono il regalo che Fidel fa, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, ai cubani e a quanti, sparsi nel mondo, ancora si definiscono comunisti e credono sia possibile delineare un orizzonte più vasto dei sub-valori del mercato e del profitto».
Un entusiasmo che nel centrosinistra non tutti condividono. «Ci saremmo aspettati, nell'augurio che il Presidente della Camera ha trasmesso a Fidel Castro, almeno un richiamo alla necessità che in quel Paese vengano rispettati i diritti umani e politici», dice il capogruppo dell'Udeur a Montecitorio, Mauro Fabris. Naturalmente la lettera del Presidente della Camera non va giù neppure allopposizione. Soprattutto per il mancato accenno ai diritti umani violati e ai detenuti politici. Al punto che Lorenzo Cesa, manifestando lintenzione di interpellare formalmente Bertinotti per sapere se quel messaggio fosse a nome di tutti i deputati, spinge il Presidente della Camera a precisare che si è trattato di auguri inviati a titolo personale. Trovando «gravissimo» che Bertinotti abbia dimenticato «consapevolmente le migliaia di prigionieri politici detenuti a Cuba», il segretario dellUdc esprime solidarietà «prima di tutto agli anonimi cubani che da decenni sognano la democrazia e per trovarla rischiano anche la vita».
Con una punta di malizia Maurizio Gasparri di An osserva che gli auguri a Castro sono il modo scelto da Bertinotti «per farsi perdonare la sua partecipazione a una manifestazione», alludendo alla parata del 2 giugno, che costò allormai ex subcomandante Fausto la contestazione del mondo pacifista. Mentre il suo collega di partito, Ignazio La Russa, con labituale ironia si rivolge a Castro, in un messaggio augurale immaginario, per aggiungere «agli auguri dei tuoi estimatori politici italiani» anche quelli «delle migliaia di detenuti politici cubani vittime della tua dittatura comunista e quelli dei tanti esuli che, solo fuggendo dalla loro amata terra, sono riusciti ad ottenere la libertà».
E Chiara Moroni, vice presidente del gruppo parlamentare di Fi, ricordando che il castrismo significa per Cuba prostituzione e pedofilia, dichiara di appartenere a «una generazione che evidentemente non è in sintonia con Bertinotti, che si indigna e che ha il compito di continuare a battersi perchè Cuba possa finalmente conoscere la democrazia». Ma forse bisognerà aspettare ancora.
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