Emanuela Fontana
da Roma
La settimana sabbatica mensile dei parlamentari è congelata. Dopo averla proposta con entusiasmo, ora con poche parole rivolte ai vertici dei partiti il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha deciso di accantonare il progetto del «mese corto», il piano che prevedeva tre sole settimane di attività per i deputati invece delle quattro dei lavoratori normali. La comunicazione di Bertinotti è avvenuta ieri durante la riunione della conferenza dei capigruppo di Montecitorio, in cui è stato definito il calendario dei lavori dellaula per il mese di luglio. «Il presidente ha detto che serve un momento di riflessione», riferisce il capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli. Solo pochi giorni fa il numero uno della Camera aveva definito la polemica sulla settimana di ferie per i parlamentari «gratutita e incomprensibile».
Ieri, a sorpresa, il dietrofront: discussione rimandata a «momenti più tranquilli». «Bertinotti - spiega il capogruppo di Forza Italia, Elio Vito - ha preso atto evidentemente delle reazioni dellopposizione e dellimpatto negativo che un provvedimento del genere avrebbe nellopinione pubblica. Con quello che è avvenuto ieri in Senato, abbiamo limpressione che il governo voglia aggirare il Parlamento e la settimana ridotta nel lavoro mensile andava in questa direzione: governare con la fiducia e con atti amministrativi». Per Vito, Bertinotti è caduto in un errore di valutazione: «Pensavano che noi avessimo interesse a lavorare meno, invece si sono trovati di fronte unopposizione che ha senso delle istituzioni e responsabilità».
Ignazio La Russa, capogruppo di An, non è così convinto che Bertinotti non torni alla carica sul mese corto: limpressione, chiarisce, è che «non potendo applicare ora il concetto di mese corto ha deciso di abbassare la polemica. Cera comunque unimpossibilità tecnica, perché la maggioranza è intenzionata a far lavorare il Parlamento anche i primi giorni di agosto. Quindi una settimana di ferie a luglio non avrebbe avuto senso». La Cdl, comunque, continuerà a negare il suo appoggio alliniziativa qualora dovesse riproporsi a settembre: «Siamo assolutamente contrari - ribadisce La Russa -. Pensiamo infatti che lidea non nasca da un problema di costi o altro, ma che sia un progetto funzionale al centrosinistra per un vantaggio del governo. Ma il Parlamento non può sottostare alle esigenze dellesecutivo. Semmai deve essere il contrario».
Liniziativa di Bertinotti era stata nobilitata dalla motivazione che con la settimana sabbatica si permette ai parlamentari eletti allestero di raggiungere Roma da destinazioni anche lontanissime, come il Sudamerica o lOceania. Ma in tanti avevano sentito odore di bruciato e persino un quotidiano vicino al governo, Europa, della Margherita, aveva criticato il piano del presidente della Camera.
Con il «mese corto», che sincrocia con una settimana già corta di per sé perché i parlamentari si riuniscono normalmente dal martedì al giovedì, i deputati lavorerebbero una media di 10,5 giorni al mese, e guadagnerebbero 1500 euro per ogni giorno di attività. Nonostante questi evidenti autogol nei confronti di un Paese che già non vede di buon occhio gli altissimi compensi dei proprio governanti, anche il presidente del Senato Franco Marini aveva cavalcato il progetto ventilando lipotesi di importare il «mese corto» anche al Senato.
«Bertinotti - racconta Luca Volontè, capogruppo Udc - ci ha sostanzialmente detto che si riparlerà del progetto del mese corto quando le acque sono più tranquille perché il clima politico e dei giornali non è positivo. Credo si sia reso conto che liniziativa non ha un buon impatto nemmeno sulla gente. La mia idea è che si lavori a un calendario più preciso, in cui si consenta ai deputati di partecipare alle proprie commissioni in maniera adeguata e non passando da unaula allaltra con il panino in bocca».
Il presidente della Camera ieri è stato particolarmente accondiscendente con lopposizione.
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