da Roma
Per Fausto Bertinotti una cosa è chiara come il sole: «Se prevalesse il no alla Costituzione in Francia, non è che si può far finta di niente. Vorrà dire che occorrerà riscrivere il testo. Ma stavolta - aggiunge con un sorriso un pizzico torvo - non nel chiuso di una Costituente...».
Ci spera il leader di Rifondazione. Dice che è già un mezzo miracolo che Oltralpe i dinieghi siano assestati sul 50% e più vista «la mobilitazione totale dei poteri forti a favore del sì». E aggiunge come gli dispiaccia assai che tanto in Francia che da noi si faccia passare la posizione del «no» come scelta conservatrice, come voto di destra.
Perché Bertinotti? Non è forse vero che sono soprattutto i ceti più sensibili al populismo a non volerne sapere? Non cè Le Pen che anni guida la rivolta anti-Bruxelles?
«Ma per niente. I sondaggi dicono che ben il 66% della sinistra è contraria al trattato. Una cifra che si espande quando si passa allanalisi delle preferenze operaie, in cui raggiunge il 75%. È falso che il no sia un voto di destra. Basti pensare che il Pcf ha stampato 30mila copie della Costituzione con un commento per ogni articolo in cui si spiegava i perché della necessità di un rifiuto e la tiratura è andata esaurita in pochissimi giorni. Magari si fosse analizzato anche in Italia quel testo...».
Già, non lo si è fatto. Ma nessuno sembrava voler sollevare troppe obiezioni in merito. O no?
«La verità è che si è rinunciato a una verifica democratica per timore di una spaccatura tra i poli... Col bel risultato che da noi nessuno sa nulla di una Costituzione che si fonda su un principio unico: il mercato capitalista e la libera concorrenza. Questa non è Europa dei popoli. Semmai, Europa dei poteri forti. Tantè che in Francia quello che si rifiuta con maggior enfasi è la direttiva Bolkestein che permette la liberalizzazione dei servizi nei Paesi Ue permettendo i costi ridottissimi degli ex-Paesi dellEst».
Insomma la Costituzione Ue a lei, Bertinotti, non piace.
«Per niente. E infatti in Parlamento Rifondazione ha votato no. Per quello che prevede e per quello che manca».
Ovverosia?
«Non cè il ripudio della guerra. Non si parla di eguaglianza dei cittadini non residenti. Nessuna traccia del riconoscimento di garanzie sociali. Neanche un cenno alla solidarietà».
Domenica si vota in Francia. Che si aspetta?
«Non saprei, ma certo il fatto che i contrari stando agli ultimi sondaggi siano sopra anche se di poco il 50%, dimostra come - nonostante Chirac, i poteri forti, la direzione del Ps, il governo, i grandi quotidiani e le imprese abbiano premuto per il sì - la gente ha capito qual è il senso del voto. Non si tratta di essere più o meno europeisti, ma di respingere un testo che non si occupa della gente quanto del solo mercato».
E se prevalesse il no? Qualcuno dice che si può far finta di niente e procedere con le altre ratifiche. Tanto in Francia si può finire per rivotare...
«Eh no! Anche i più favorevoli a una approvazione del testo ammettono ora che non si può mica riproporre la questione come se nulla fosse accaduto. Diciamolo chiaramente: la strategia adattativa, quella predicata qualche mese fa da Mario Monti, è definitivamente colata a picco. E non solo perché un Paese importante come la Francia avrebbe detto di no, ma perché è limpianto stesso del testo che avrebbe ricevuto un colpo mortale».
E a quel punto? Che si fa?
«Si deve ricominciare la stesura di un testo che possa trovare lapprovazione della gente tramite referendum che è lunico passaggio di reale democrazia su una questione di peso fondamentale come questa».
Ricominciare a discutere... in Convenzione?
«Sono contrario a trattare al chiuso, tra pochi intimi. Bisogna coinvolgere tutte le forze, tutti i movimenti, per un traguardo che ci riguarda così da presso».
Ridiscutere dunque, anche in Italia?
«Naturalmente. Anche perché sullargomento abbiamo fatto la politica dello struzzo».
E come mai, Bertinotti?
«Le faccio una domanda: dovè che i socialisti europei sono in difficoltà col loro elettorato? Laddove gli devono spiegazioni su quel sì ad un trattato che privilegia il mercato e non la gente. Lha capito adesso perché in Italia non si è fatto il referendum?».
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