Bertinotti stringe le mani a chi ha rovinato il porto

Egregio signor Lussana, nei giorni scorsi a Genova abbiamo avuto la sgradita visita di Fausto Bertinotti, che ha fatto visita hai suoi compagni portuali della compagnia merci varie, salutato da Paride Batini e compagni con pugni chiusi.
Vorrei dire alcune parole su questi grandi lavoratori portuali, avendo anch’io lavorato in porto nel dopoguerra come saldatore elettrico a bordo delle navi. Allora nelle merci varie esisteva questo andazzo: vi erano i soci che avevano la tessera di ottone, e questi erano privilegiati nello scegliersi il lavoro, e avevano sempre la paga che lavorassero o no. Poi vi erano altri in attesa di entrare a fare parte dei soci, e questi lavoravano quando il lavoro era tanto o quando il socio lo rifiutava. Infine vi erano i poveracci che lavoravano quando le due categorie avessero rifiutato o quando il lavoro era tanto da poterli impiegare.
Il metodo funzionava cosi. Quando l’armatore aveva bisogno di 10 mani (così era chiamata la manodopera, 10 mani corrispondevano a 10 soci) i soci si giocavano tra loro chi ci dovesse andare e alcune volte la metà andava a lavorare e l’altra metà andava a casa, ma l’armatore pagava le 10 mani, e i 5 che andavano a casa percepivano la paga lo stesso come se avessero lavorato.

Questo era l’andazzo del nostro porto, ricordo che alcuni portuali dicevano: oggi ho guadagnato 10mila lire e ho le mani pulite. Ieri Bertinotti ha fatto visita a questi bravi compagni che nel passato hanno rovinato il porto.

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