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Bertolaso: «Lascio ma non subito Sono pronto a fare il volontario»

Roma«Basta, lascio tutto». Questa frase Guido Bertolaso l’ha ripetuta molte volte, davanti agli altri, ragionando con se stesso. Anche in questi giorni. Nelle voci che si rincorrono di ora in ora sulle sue dimissioni c’è dunque un fondamento di verità, ma anche qualche imprecisione. La verità è che l’intenzione di mollare esiste. Ma è un pensiero che galleggia da tempo nella mente di Bertolaso, più o meno da due anni. Pochi sanno, ad esempio, che il capo della Protezione civile in teoria è già un pensionato: da una fonte molto vicina all’uomo «delle emergenze» si apprende che è stata accettata la sua domanda di prepensionamento a cui possono accedere i funzionari pubblici. Questo accoglimento consente a Bertolaso di lavorare, percependo la metà dello stipendio di statale, in una associazione di volontariato. La scelta è già stata fatta: «da grande» il sottosegretario il suo futuro lo vede al Cuamm, l’associazione dei «medici con l’Africa». Tutto è stato deciso da mesi. Ci sono anche le carte, le conferme: la domanda e l’accettazione.
Ma non ci sarà «nessuna fuga anzitempo», nessun «abbandono improvviso», ha chiarito ieri il capo della Protezione civile da Montaguto, per un sopralluogo sulla frana. E la stima del premier Berlusconi è intatta. L’inchiesta di Perugia su appalti e «grandi eventi» va avanti veloce ma Bertolaso rimane fermo al suo posto, per il momento. Sì, «esiste un percorso», ha ammesso, ma questo percorso è «già disegnato da tempo e condiviso con il presidente del Consiglio: quando sarà portato a termine, con l’assunzione dei giovani precari, la nomina dei dirigenti» e la creazione definitiva di «una realtà ammirata e rispettata a livello internazionale». C’è un ciclo da chiudere, e dunque una responsabilità che deve tenere a bada tutte le emozioni.
Bertolaso molto probabilmente lascerà, ma non subito. Non certo venerdì, quando il Consiglio dei ministri nominerà come vicecapo della Protezione civile Franco Gabrielli, ex prefetto dell’Aquila, e direttore del Sisde dal 2006 al 2008, durante il governo Prodi, già braccio destro di Bertolaso durante l’emergenza terremoto. E se lascerà, non lo farà seguendo il ritmo dell’inchiesta di Perugia, ma i suoi tempi.
Questa calma sarebbe stata consigliata e auspicata al sottosegretario da Palazzo Chigi: le eventuali dimissioni di Bertolaso, subito dopo l’uscita di scena di Claudio Scajola, presterebbero il fianco a coloro che si augurano uno sgretolamento rapido del governo. Questo non significa che il numero uno della Protezione civile non stia pensando al dopo, come del resto già faceva lo scorso anno: «Il terremoto del 6 aprile ha fermato le lancette dell’orologio che oggi possono rimettersi in moto».
«Già dalla fine del 2008 avevo chiesto di affidare ad altri - ha raccontato ieri - il privilegio di servire il Paese» nel ruolo che ricopre.
«C’ero quasi riuscito nei primi mesi del 2009, quando risolta l’emergenza rifiuti in Campania, intendevo avvalermi della norma che prevede la pensione anticipata per chi abbia lavorato per oltre 35 anni e intenda dedicarsi alle attività di volontariato». Chi «riveste compiti di grande responsabilità istituzionale» non dovrebbe «rimanere sulla stessa sedia per più di cinque anni».
Gli uomini a lui vicini sottolineano come in questa fase niente comunque sia scontato. Potrebbero arrivare prima le dimissioni da sottosegretario, solo poi quelle dal dipartimento. L’impressione è che quella parola, «dimissioni», gli stretti collaboratori fatichino proprio a pronunciarla.
Di offerte di lavoro ufficiali ancora non si ha notizia. Tra due settimane Bertolaso parteciperà in Russia a un meeting delle Protezioni civili mondiali. Potrebbe essere un suggerimento sul suo futuro: ieri ha parlato del suo «desiderio di far crescere sempre più i nostri giovani e la voglia di mettersi in discussione su altri terreni, magari più problematici». Quali terreni, a parte il sogno dell’Africa? Per ora esiste solo un coordinamento delle Protezioni civili europee, con mansioni però puramente tecniche.

Alle Nazioni Unite si sta pensando invece di creare un vertice globale per le emergenze del pianeta, un organismo in cui certamente Bertolaso potrebbe essere chiamato con un compito di primo, se non di primissimo piano.

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