Sarà un caso che proprio quando il festival di Venezia, in programma ai primi di settembre, stava pensando a Bernardo Bertolucci come presidente di Giuria, quello di Cannes ha subito annunciato la Palma d’Oro alla carriera al grande cineasta nato a Parma nel marzo di 70 anni fa? Guerra tra festival? Ma Venezia nel 2007 gli aveva già dato lo speciale Leone d’Oro del 75°. Trattasi più probabilmente d’un risarcimento di Cannes che non l’ha mai premiato, sia nel 1996 con Io ballo da sola che nel 1981 con La tragedia di un uomo ridicolo (ma Ugo Tognazzi vinse come migliore attore).
L’importante però è sapere che uno dei nostri massimi registi ha riacquistato la voglia di viaggiare (a fine giugno a Pesaro la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema con CinecittàLuce gli dedica una retrospettiva completa) dopo anni passati a soffrire per i postumi d’interventi mal riusciti alla schiena che gli hanno reso difficile il movimento.
A consegnargli il premio, che con lui diventa annuale, sarà il presidente della giuria Robert De Niro, tra i protagonisti del suo Novecento (appena uscito in una splendida edizione in dvd), durante la cerimonia di apertura del festival numero 64 che si svolgerà in Costa Azzurra dall’11 al 22 maggio. Così Gilles Jacob e Thierry Frèmaux, rispettivamente presidente e direttore della manifestazione, hanno commentato la scelta: «La qualità dei suoi lavori, che appare oggi intatta in tutta la sua unicità e vastità, e il suo impegno cinematografico lo rendono il primo legittimo destinatario di questo premio». A Bertolucci vanno anche gli auguri di Giancarlo Galan, neoministro alla Cultura. Che, iniziata nel 1962 con La commare secca insieme all’amico Pier Paolo Pasolini (autore del soggetto), è poi proseguita con capolavori come Novecento (1976), Il Conformista (1970) e L’ultimo imperatore (1988). Vero maestro nell’utilizzo sensuale della macchina da presa è riuscito a entrare nell’immaginario collettivo con un’opera provocante, discussa e censurata come Ultimo tango a Parigi (1972).
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