«L’urlo (e la fantasia) degli studenti in rivolta»: così l’Unità intitola una fotonotizia che ritrae la targa di Place de la Sorbonne cancellata con un tratto di vernice spray, e sotto la scritta «Place de la Précarité». L’altra notte, al termine degli scontri parigini, sono stati fermati 187 studenti, si immagina non tutti pacifici e «sognatori». Tanto basterà a rinforzare l’idea, poetica più che politica, che siamo alla vigilia di un nuovo Sessantotto? Non ha dubbi Bertolucci, regista di Ultimo tango a Parigi ma anche di The Dreamers, ambientato proprio nei giorni del Maggio. «Mi ha messo una certa allegria vedere sui giornali le fotografie della Sorbona occupata (...). Mi sembra di ritrovare la stessa tensione, la stessa voglia di utopia, la stessa forza che trasformò gli studenti del Maggio in “macchine desideranti” capaci di cambiare la società», sospira in un’intervista a Paolo Mereghetti. E ancora, criticando i partiti pragmatici: «Ho sempre preferito la carica utopica, la pulsione visionaria dei giovani».
Temo che le parole di Bertolucci, il quale all’inizio della carriera rilasciava interviste in francese anche in Italia, non siano isolate. Emana una sorta di godimento estetico dalla rimirazione di quelle folle di studenti: belli e ribelli. Naturalmente la precarietà è una brutta bestia, ad ogni età.
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