Bettini come Prandelli «Una Coverciano per far correre l’Italia tutto l’anno»

È da anni amico di Marcello Lippi, ma ora vuole seguire le orme di Cesare Prandelli. Paolo Bettini osserva il ciclismo e si ispira al calcio. «Voglio portare nel nostro sport una nuova cultura azzurra. Il ciclismo è uno sport atipico: individuale, ma di squadra. E la squadra per eccellenza è quella azzurra. Bene, questo concetto lo voglio declinare nell’arco di tutto l’anno». Il ct della nazionale della bicicletta, chiamato a ricoprire suo malgrado il ruolo di grande ammiraglio dopo la tragica scomparsa di Franco Ballerini (morto il 7 febbraio di un anno fa in un incidente di rally), vede un futuro a tinte azzurre per il nostro ciclismo. Amichevoli, ritiri e raduni in perfetto stile calcio. Il ciclismo guarda se stesso, ma anche gli altri: e decide di cambiare strategia. Una nazionale per tutto l’anno. Questo è l’imperativo categorico.
Il nuovo corso della nazionale del ciclismo partirà ufficialmente con il primo dei tre raduni in programma, dal 28 febbraio al 3 marzo, a Marina di Bibbiona (Livorno). A questo raduno saranno convocati sei azzurri professionisti e quattro giovani under23, selezionati dal tecnico Marino Amadori nell’ottica di un lavoro sempre più sinergico tra la prima e la seconda squadra. Proprio come avviene nel calcio, tra la nazionale di Cesare Prandelli e quella degli under 21 di Ciro Ferrara. Questo primo raduno, a differenza del secondo che sarà dedicato agli stradisti delle gare in linea, sarà dedicato ai cronoman. «Sarà un primo ritrovo che ci darà l’opportunità di fare dei lavori specifici in una specialità in cui noi italiani non siamo certamente dei draghi ­ commenta Paolo Bettini ­. Ma, soprattutto, sfrutteremo al massimo le ore che rimarranno a nostra disposizione per conoscersi meglio e trovare quel giusto affiatamento che alla fine è fondamentale per creare una vera squadra in prospettiva campionati del mondo, che quest’anno si svolgeranno a Copenaghen, dal 19 al 25 settembre».
Un progetto che ha avuto una lunga gestazione e che è frutto di ragionamenti fatti a due voci. «Questo era il sogno di Franco Ballerini ­ ci spiega Bettini, ct dallo scorso mese di giugno -. Una nazionale che vive su un gruppo di lavoro di 25-30 atleti. Una nazionale che poggia le proprie basi su un gruppo di giovani da seguire e far crescere con calma. Una nazionale che deve cominciare a brillare di luce propria, e non solo quando c’è da correre il mondiale: non è né bello né tantomeno giusto ricordarsi una volta all’anno di avere una squadra azzurra di ciclismo. Quindi, quest’anno raduni e corse nell’arco di tutta la stagione.

Esattamente come ho fatto in via sperimentale lo scorso mese di agosto, quando ho potuto far correre al Giro del Veneto una rappresentativa azzurra composta da dieci corridori. E se mi chiedete quanto c’è di Franco Ballerini in quello che andiamo a fare, vi rispondo senza esitazione: tutto».

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