Islamabad - Centinaia di migliaia di pachistani hanno dato oggi l’ultimo saluto alla sua sfortunata "figlia dell’Est", mentre monta la violenza in tutto il Paese gettato in una delle peggiori crisi dei suoi sessant’anni di storia. Benazir Bhutto, la leader dell’opposizione e prima donna premier in un Paese musulmano, uccisa ieri in un attentato suicida, è stata inumata nel mausoleo di famiglia, nella provincia meridionale del Sindh. Con i tre figli adolescenti e il marito Asif Ali Zardari, decine di migliaia di persone in lacrime hanno seguito il feretro, coperto dalla bandiera tricolore verde rossa e nera del Partito popolare pachistano (di cui la Bhutto era presidente a vita), che ha impiegato due ore, tanta era la folla, per percorrere i sette chilometri dalla casa di famiglia, a Larkana, al mausoleo di Garhi Khuda Bakhsh dove Benazir è stata sepolta accanto al padre, impiccato da un dittatore militare nel 1979.
La polizia spara a vista L’ordine di sparare a vista nel Sindh è stato dato dopo che un poliziotto è stato ucciso da uomini non identificati a Karachi, la capitale del Sindh le cui strade oggi deserte erano pattugliate da truppe paramilitari. 16mila unità sono state dispiegate nel Sindh, 10mila solo a Karachi. Almeno diciannove persone sono morte in disordini nel Sindh e nel Punjab. E mentre nel Sud era in corso il funerale della Bhutto, nel Nord, nella valle dello Swat un’autobomba ha ucciso sei persone durante un comizio del Partito nazional democratico (Pnd) del presidente Pervez Musharraf.
Rivendicazione Un portavoce del ministero dell’Interno ha detto oggi che l’attentato alla Bhutto, rivendicato da al Qaida a un giornale asiatico, è "con molte probabilità" opera della rete terroristica. Il governo, che ha imposto tre giorni di lutto nazionale, ha confermato la data delle elezioni legislative, l’8 gennaio, ma l’ex primo ministro e leader dell’opposizione Nawaz Sharif ha detto che mantenere il voto condurrà il Paese alla "distruzione". La Bhutto, 54 anni, era tornata in Pakistan poco più di due mesi fa, dopo otto anni di esilio volontario. L’attentato è avvenuto ieri a conclusione di un comizio a Rawalpindi. Un kamikaze le ha sparato prima di farsi saltare in aria. Almeno altre venti persone sono state uccise.
Instabilità La sua morte ha rafforzato i timori di instabilità nel Paese, di 160 milioni di musulmani, dotato di armamenti nucleari.
Il suo assassinio "incredibile e scioccante per tutti, getta tutto l’edificio politico, la dolorosa marcia del Paese verso la democrazia, il piano accurato di trasferimento pacifico della leadership in un turbolento fumo e in polvere insanguinata" scrive oggi in un editoriale il quotidiano The News. L’attentato è l’ultimo di una serie che quest’anno ha fatto circa 800 morti, fra cui 140 a Karachi, il giorno del rientro della Bhutto in patria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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