Bianca, l’unica Berlinguer «non militante», pronta a fare gli editoriali

Il padre Enrico fu per nove anni leader del Pci. Lo zio Luigi (cugino di Enrico) ministro dell’Istruzione nel primo governo Prodi e oggi, a 77 anni, europarlamentare del Pd. Lo zio Giovanni (fratello di Enrico) da oltre mezzo secolo una delle figure più importanti della sinistra, passando dal Pci al Pds, dai Ds alla Sinistra Democratica, prima deputato, poi senatore, oggi a Bruxelles. E infine lo zio Sergio (fratello di Luigi e cugino di Enrico) per sette anni (dall’85 al ’92) al Quirinale prima come consigliere diplomatico di Cossiga e in seguito come segretario generale, poi ministro per gli Italiani all’Estero nel primo governo Berlusconi e infine fondatore del Movimento italiano democratico. Ma da ieri il filo rosso che collega il clan Berlinguer alla politica si è spezzato. Bianca Berlinguer, neo direttore del Tg3, rivendica la sua «non militanza politica».
Una «non militanza» talmente cara allo storico volto dell’edizione delle 19 del Tg3 - cominciò alla corte di Sandro Curzi, lavorando gomito a gomito con Michele Santoro - da farle dichiarare ieri, davanti alla commissione di Vigilanza Rai, di vedere il suo telegiornale come una testata «con una forte identità, molto riconoscibile, ma non politica». Chissà allora come le saranno sembrate inopportune le congratulazioni ricevute, al momento della nomina, dalla senatrice del Pd Anna Finocchiaro («Sono molto contenta») e dalla deputata, sempre Pd, Barbara Pollastrini: «Una bella notizia, brava Bianca!». Interferenze fuori luogo, quasi quanto quella del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga (e anche lui suo zio, essendo cugino del padre Enrico) che nel gennaio 2008 si autodenunciò per averla raccomandata in Rai.

Pressioni a parte, Bianca parla già da capo-tg, e circa la querelle sulla possibilità di un direttore di fare editoriali si schiera a fianco del collega del Tg1 Minzolini: «Un direttore può farli. Non so quanti ne farò».

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