Bianchi batte cassa per gli sbarchi dei clandestini

Francesca Angeli

da Roma

Prosegue incessante il pellegrinaggio delle carrette del mare cariche di disperati verso quella che credono la terra promessa. Lampedusa rappresenta per i clandestini la porta verso l’Europa ed è qui che anche ieri la guardia costiera ha salvato altri duecento stranieri assetati e affamati alla deriva su un barcone. E mentre la capitaneria di porto, la guardia costiera e le autorità dell’isola, un fazzoletto di terra in mezzo al mare più vicino all’Africa che all’Italia, si affannano per salvare tutti quei disperati buttati in mezzo alle onde da trafficanti senza scrupoli la politica che fa? Il governo Prodi che fa?
Balbetta, arranca, annaspa senza una strategia e incapace di trovare al proprio interno una posizione univoca. Finalmente ieri è arrivato un rappresentante del governo a Lampedusa. Non si capisce perchè è stato scelto il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi (Pdci), visto che nel governo ci sono cinque ministri che hanno competenza sull’immigrazione e tra questi non c’è Bianchi. Comunque la «strategia» proposta dal governo è la solita: un po’ di soldi per metterci una toppa, l’ennesimo provvedimento sulla scia dell’emergenza. Bianchi infatti annuncia la richiesta di un intervento «immediato e straordinario» di circa 10 milioni di euro per «potenziare l'operatività della Guardia costiera, poi ci sarà una richiesta più ampia». Soldi che serviranno anche all’assistenza immediata visto che nel centro di accoglienza di Lampedusa che ha una capienza di 190 posti ieri c’erano più di 400 immigrati.
«Abbiamo la necessità di rafforzare il presidio di uomini e mezzi in mare per far fronte alle situazioni di emergenza e fare un salto di qualità», dice il ministro che poi invoca pure «un provvedimento particolare» contro gli scafisti. Una richiesta che suona grottesca dopo che l’indulto ha rimesso in libertà Madame Gennet, condannata a 4 anni per il suo ruolo chiave nel traffico di esseri umani dalla Libia e ora libera di ricominciare. Anche sui rapporti da tenere con la Libia il governo sembra avere le idee piuttosto confuse. Bianchi infatti rispetto alle richieste di risarcimento avanzate dalla Libia all’Italia sostiene che «non c’è alcuna trattativa possibile» e spiega che il governo cercherà «di convincere il governo libico che il problema dei migranti e i suoi drammatici aspetti non può essere oggetto di discussione sul dare e avere». Insomma chiudere volontariamente gli occhi sul traffico di clandestini che parte dal suo Paese non servirà a Gheddafi ad ottenere quello che vuole dall’Italia. Anche il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha rilasciato dichiarazioni di fuoco contro la Libia pubblicate ieri mattina dal Corriere: «Con lui (Gheddafi) non trattiamo». Dopo poche ore però il Viminale corregge il tiro diramando una nota in cui si sottolinea che la strategia del governo è quella di «rafforzare il dialogo con la Libia».
E allora al centrosinistra non resta che prendersela con la Bossi-Fini. Il nemico da battere per molti componenti della maggioranza, molti ma non tutti perchè neppure su questo sono d’accordo, è infatti la legge Bossi-Fini varata dal centrodestra nella scorsa legislatura. Non i trafficanti di clandestini. Non la disastrosa realtà sociale ed economica dei Paesi di provenienza degli extracomunitari. Certo quando al governo c’era il centrodestra era più facile dire che era tutta colpa di Berlusconi ma anche adesso Verdi, Rifondazione e Pdci insistono: occorre abolire la Bossi-Fini, iniziando a chiudere i Centri di permanenza temporanea (Cpt) mentre il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, annuncia quotidianamente la riapertura dei flussi e la regolarizzazione dei clandestini già presenti sul nostro territorio.
Il «superamento» della Bossi-Fini e dei Cpt è un passaggio «necessario al fine di governare l’ineludibile fenomeno» dell’immigrazione secondo Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera. Anche per il verde Paolo Cento «le stragi di Lampedusa sono la conseguenza del fallimento delle leggi repressive che in Europa, e non solo in Italia, hanno tentato di contrastare l'immigrazione. Per questo è necessaria una svolta europea capace di superare le norme proibizioniste, che come accaduto in Italia con la legge Bossi-Fini hanno addirittura incrementato gli arrivi aumentando i profitti criminali di chi organizza questa tratta degli schiavi».
Identica la posizione del presidente dei senatori del Prc, Giovanni Russo Spena, che definisce i Cpt «incostituzionali». Non tutti nella maggioranza la pensano così. Margherita e Quercia sono decisamente contrarie alla chiusura dei Cpt. Anche sulla Bossi-Fini in generale ds e dl preferiscono parlare di modifiche piuttosto che di cancellazione. Per Franco Monaco, Ulivo, l’abrogazione della legge «provocherebbe un vuoto normativo che non gioverebbe a nessuno».

Decisamente contrario alla chiusura dei Cpt Dario Franceschini, presidente dell’Ulivo a Montecitorio. E anche il ds Guido Calvi invita a ripensarli ma non ad abolirli. Pure per Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera, «occorre migliorare i Cpt, non chiuderli».

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