(...) Soprattutto, Biasotti ha subito fatto quello che gli abbiamo chiesto. Anche perché Claudio Burlando, come avversario, è un osso davvero duro.
A differenza della sua coalizione - che mette insieme diavoli e acque sante e quindi fa acqua (non santa) da tutte le parti - il governatore è molto bravo e capace ad infilarsi in ogni pertugio disponibile, meglio se con fondi regionali. Sta girando la Liguria in lungo e in largo, incontrando personalmente migliaia di persone, e sa usare abilmente anche i media: ad esempio, il viaggio nelle frazioni di Bargagli con la corriera fatta ripartire con i soldi della Regione sembrava fatto apposta per finire sulle pagine dei giornali. E infatti ci è finito.
Insomma, attenti a non sottovalutare Burlando. Sarebbe lerrore più grave possibile. La giunta Burlando è qualcosa di inguardabile e di facilmente battibile, quanto di peggio ci sia a disposizione sulla piazza; Claudio Burlando è unaltra storia. E credo che occorra sempre ricordarselo.
E qui viene il nuovo consiglio che mi sento di dare a Biasotti. So che gli chiedo un sacrificio durissimo, anche perché a Roma sta facendo il deputato - il peone, per di più, il che non è nel suo carattere, più portato a fare il leader che il gregario - davvero bene, impegnandosi con serietà e dedizione, soprattutto in commissione. E, particolare non secondario, so che Biasotti usa praticamente tutta lindennità parlamentare, il personale e i rimborsi per il movimento arancione. Insomma, certo non fa il deputato per arricchirsi.
Però, se si dimettesse da Montecitorio - oggi, non domani - avrebbe a disposizione largomento più forte di tutta la campagna elettorale. E cioè che lui, per amore della Liguria, ha lasciato Roma. Si è dimesso. Fra laltro, lasciando spazio ad Alessandro Gianmoena - braccio destro di Gianni Baget Bozzo in Ragionpolitica, la stra-ordinaria scuola di formazione politica in rete del Pdl - che ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo deputato e un degno successore di Biasotti. Insomma, non cè neppure il problema di guardarsi alle spalle, preoccupati per la successione.
Le dimissioni di Biasotti sarebbero una mossa straordinaria. Da un lato perché, ad esempio, Claudio Burlando nel 2005 aspettò di essere eletto prima di dimettersi da deputato per incompatibilità fra i due mandati e sarebbe un fortissimo segnale di discontinuità fare il contrario. Dallaltro perché, ultimamente, quelli che si sono candidati a qualcosa senza dimettersi, hanno avuto tristi esiti: penso ad Anna Finocchiaro, trombata in Sicilia e rimasta in Senato. O a Francesco Rutelli a Roma.
Insomma, dico subito che capirei anche una scelta diversa.
Non sono Cecco. E non sono Sandro. Ma, sio fossi Sandro, arderei lo seggio.
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