Paola Setti
«Si accomodi, lì cè la porta». Era finita così, fra Biasotti e Riva. La bozza di accordo era già scritta, «ma Riva venne da me a dirmi che otteneva troppe poche aree, doveva sborsare troppi soldi e doveva dare troppe garanzie sulloccupazione. Ecco perché non firmammo». Il fatto che adesso Burlando abbia concluso laccordo «è solo perché lui ha dato a Riva quello che io volevo dare alla città». LIlva sbarca in consiglio regionale e lo scontro è tale che si salta il pranzo.
Repetita iuvant e Biasotti non si stanca di ripetere. Cita laccordo a memoria, ormai «A pagina 28 cè la dimostrazione che non ci sono garanzie occupazionali né i 400 posti di lavoro in più promessi, anzi, ci sono 200 unità in meno. A pagina 25 cè scritto che lIlva potrà far rumore fino a 65 decibel, contro i 55 di giorno e i 45 di notte previsti per il resto della città. A pagina 16 cè scritto che Riva rinuncia al forno elettrico, ma solo a quello descritto dallaccordo del 99, il che significa che potrà farne uno nuovo». Ma è il piano industriale a preoccupare di più: «Non solo Riva potrà fare una centrale elettrica da 600 mega watt, ma costruirà due forni a idrogeno, uno a 830 gradi, laltro a 720, alla faccia delle attività a freddo e delle garanzie per lambiente: ci sarà un camino per lo sfiato della miscela azoto più idrogeno, fate voi». Han fatto loro, invece, il centrosinistra. «Biasotti sei rimasto solo a protestare» lo sbeffeggiano i Ds. Ma lui non si rassegna. In aula porta due richieste: il vincolo del diritto di superficie per 60 anni alla garanzia occupazionale a vita per gli operai. E che Riva paghi almeno 100 milioni di euro, somma al ribasso «dei 41 milioni di canoni pregressi mai pagati che gli vengono abbonati, dei 70 che gli enti locali pagano in bonifiche e dei 13 in risanamento dalla loppa che si versa nel Polcevera». Cè Gianni Plinio il capogruppo di An a dargli manforte: è lui ad aggiudicarsi lapplausometro e a portare a casa il maggior numero di «Bravooooo» da parte del pubblico furente. Parla di accordo che «privilegia sfacciatamente gli interessi speculativi privati rispetto alla pubblica utilità», di «facce di bronzo che ancora hanno limpudenza di negare che trattasi di regalone a Riva il padrone delle ferriere», di «responsabilità gravissime della Regione». E promette di «trasmettere laccordo sulle acciaierie di Cornigliano alla Procura della Corte dei Conti per far accertare eventuali danni patrimoniali ed erariali e, in caso affermativo, far perseguire gli amministratori chiamandoli a risarcire di tasca propria».
Ieri Burlando ha rispostro agli attacchi con un sorriso. In fondo, il testo è stato approvato: 23 voti favorevoli e 7 contrari. Hanno votato contro il Gruppo di Sandro Biasotti, An e Lega Nord. Si sono astenuti lUdc, i Verdi, che apprezzano «lobbligo di valutazione di impatto ambientale per la centrale elettrica» ma sognavano la fine della siderurgia e Forza Italia perché, come ha spiegato il capogruppo Luigi Morgillo: «Critichiamo molte scelte ma vediamo che molte nostre richieste sono state accolte, come quella di dimensionare la centrale elettrica alle esigenze degli impianti o di far pagare al privato e non al pubblico le spese per le barriere allinquinamento acustico». Dice Burlando che «è singolare che Biasotti metta in discussione un gruppo di lavoro, quello sullaccordo, composto dai ministri del suo Governo e dai tecnici scelti in precedenza proprio da lui».
LAssociazione Per Cornigliano promette di «impugnare ogni cosa se non verrà salvaguardato il diritto alla salute». Ma intanto laccordo verrà applicato così comè.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.