(...) perché «la battaglia non è persa e non vedo perché non si possano fare nomi diversi da quelli di Mario Margini e Marta Vincenzi». Due ci sono già e Biasotti li accoglie con entusiasmo. Quello del professor Franco Henriquet, per esempio, lo ha fatto per primo il caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana: «Io lho corteggiato un mese per fargli fare lassessore alla Sanità, poi lho spinto a candidarsi nel famoso collegio 10: nessuno più di me lo apprezza e lo stima - dice Biasotti -. Se lui accettasse andrebbe benissimo. Certo andrebbe aiutato, perché non è un professionista della politica, avrebbe bisogno di una squadra adeguata e di un programma, ma sarebbe una persona nuova, come lo ero io nel 2000». Quindi: «Mi auguro possa essere uno dei nomi da portare in una discussione serena o alle primarie o fra movimenti». Laltro nome fu Claudio Scajola a farlo ed è quello di Giovanni Berneschi il presidente della Carige. Biasotti: «Se ne avesse voglia sarebbe da mettergli sotto i piedi un tappeto, lui è uno che ti rivoluziona la città. Ma non lo farà mai: indicarlo sarebbe perdere del tempo. Credo bisognerà pensare ad altri».
I suoi, di «altri», Biasotti li tirerà fuori domenica, quando in una convention del suo movimento indicherà le dieci priorità programmatiche per il futuro di Genova. Ce nè un forte bisogno, avverte, soprattutto dopo la conferenza strategica del sindaco uscente Giuseppe Pericu. «È stata lammissione del fallimento di nove anni di giunta Pericu». Dopo aver ammesso che, ebbene sì, in fondo aveva ragione Pericu ad accusarlo di voler agire da sindaco oltre che da governatore, «ho fatto entrambe le cose», Biasotti passa impietosamente a elencare le sconfitte del sindaco: nessuna strategia su sicurezza, rifiuti, trasporto pubblico, infrastrutture. Una città che batte il record per le multe, per lIci, per il costo dellacqua e della spazzatura. «Io ho simpatia per Pericu e lo stimo - premette lex governatore - ma per colpa della sua maggioranza non è riuscito a fare niente». Tanto per cominciare «i due veri scempi». LUniversità: «Vogliono portare la facoltà di Ingegneria non allHennebique, in Darsena, che sarebbe la sede ideale, ma in una landa deserta agli Erzelli, e tutto per soddisfare gli interessi di pochi privati, Spinelli che vende e Castellano che acquista o chi per loro». Fosse sindaco, Biasotti trasformerebbe invece il centro storico in un polo universitario. E Ponte Parodi: «Va dato interamente agli armatori, affinché lo gestiscano come fa Costa a Savona, di centri commerciali non cè più bisogno».
I punti dolenti sono tanti, anzi tutti. Il centro storico: «Doveva essere il nostro fiore allocchiello dopo che noi abbiamo riqualificato via San Lorenzo e invece ora è allindice nazionale per la criminalità». I rifiuti: «Resta irrisolto il problema dellinceneritore e di Scarpino». LAmt: «Lhanno divisa in due ed è allo sfascio, e poi ci vengono a dire che bisogna moltiplicare le società partecipate, che significa solo più poltrone e altri fondi sprecati». I nomadi. Le infrastrutture: «Abbiamo perso cinque anni per colpa del Comune discutendo sulla gronda e ora siamo punto e a capo. Così per il terzo valico: con Rifondazione e Verdi al governo non si farà più». E poi serve un piano di ampliamento del porto, e ancora «come diavolo si fa a pensare di mettere il mercato del pesce allelicoidale?».
Insomma: «Tutto quello che feci io anche da sindaco sta scomparendo». Quindi? Biasotti lancia lappello: «Se il centrodestra cè batta un colpo, che sulla conferenza del sindaco non ho sentito nessuno gridare allo scandalo». E «diamoci da fare», servono nomi e programmi.
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