di Carlo Maria Lomartire
Chiedo: cè più «cultura» in qualche mediocre filmetto che fra un anno nessuno più vorrà vedere o in una grande moderna biblioteca mutimediale di respiro internazionale? Sulla parola «cultura» si fa una gran confusione, spesso strumentale e voluta. Basta rivendicarla come categoria (corporazione) di appartenenza per attribuirsi il diritto a riconoscimenti, privilegi, facilitazioni e, soprattutto e prima di tutto, elargizioni, finanziamenti, fondi. Insomma: soldi. Soldi che lo Stato - cioè il contribuente, cioè noi - deve erogare senza battere ciglio e senza pretendere nulla in cambio per non mettere a repentaglio la mitica «autonomia della cultura». Sforzi anche minimi per contenere queste intoccabili erogazioni - ad esempio una riduzione del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, o dei finanziamenti al cinema tentata dal ministro Tremonti - diventano «inaccettabili tagli alla cultura». Quasi un reato di lesa maestà che scatena un putiferio di proteste: manifestazioni pubbliche, pronunciamenti di attori e registi, direttori d'orchestra che tengono comizi dal podio e via lamentando. Forse solo per gli «inaccettabili tagli alla scuola» si fa più chiasso. La pattuglia più rumorosa, naturalmente, grazie ai suoi rapporti con i media, è quella del cinema, un ambiente tutto romano che da decenni spende soldi dello Stato per produrre poco di buono - e spesso le cose migliori non godono neppure di finanziamenti pubblici.
Ma la cultura non è solo cinema e teatro, e neppure mostre e concerti. La cultura è anche, anzi prima di tutto, strutture, infrastrutture e opere concrete dedicate al sapere e alla conoscenza. A Milano, grazie allo straordinario impegno del professor Antonio Padoa Schioppa, da anni si sta portando avanti un grande e ambizioso progetto: la Beic, la Biblioteca europea di informazione e cultura, un'opera grandiosa dedicata a tutte le forme del sapere grazie anche all'impiego più vasto e intelligente della digitalizzazione. Una Biblioteca di Alessandria del terzo millennio. Il progetto esecutivo, realizzato dallo studio londinese Bolles+Wilson, è pronto e validato. Bisogna solo passare agli appalti. L'edificio sorgerebbe su parte dell'area della vecchia stazione Vittoria, messa disposizione già dalla amministrazione Albertini. Ma mancano i soldi e il progetto rischia di bloccarsi e di abortire, perdendo quanto è stato speso fino ad ora.
A Milano l'ultima grande opera dedicata alla cultura è il palazzo della Triennale, realizzato da Giovanni Muzio nel '33, ben 78 anni fa. Da allora non si è costruito più niente di quel genere e di quelle dimensioni, mentre a Roma, grazie soprattutto ai finanziamenti pubblici, si continua a fare cose belle e importanti, dall'Auditorium Parco della Musica al Maxxi. Ebbene dallo Stato per la realizzazione della Beic non è arrivato praticamente nulla. Molto si era impegnato l'ex ministro Bondi, che credeva nel progetto ma Tremonti è stato inflessibile. Non lo è stato, invece, con la gente del cinema e del teatro, che sa battere molto più fragorosamente la grancassa mediatica della protesta e che può contare su influenti amicizie nel governo, tant'è vero che alla fine ha ottenuto quello che voleva.
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