Cronaca locale

In bici sulla scia dei treni a vapore: 540 km di ferrovie diventano piste

Addio treno, benvenuta bicicletta. In Lombardia ci sono più di 540 chilometri di strade ferrate che servivano 20 stazioncine la cui dismissione risale agli anni Cinquanta e Sessanta, quando lo sviluppo dell’industria automobilistica mise in crisi il trasporto ferroviario minore. È un grande patrimonio di tracciati che collegavano città, paesi e villaggi rurali e che comprende ponti, viadotti, caselli e stazioni. Alcuni tratti di queste ferrovie sono stati trasformati in percorsi ciclopedonali, sul modello di quanto avviene da anni negli altri Paesi europei e specialmente in Spagna. Una trasformazione che sta molto a cuore a diverse associazioni. Prima tra tutte alla Confederazione per una mobilità dolce Co.Mo.Do. (tra i molti sostenitori anche Wwf e Italia Nostra) che si prefigge proprio il recupero delle infrastrutture territoriali dismesse «allo scopo - dicono i responsabili - di incrementare e promuovere la fruizione turistica di questi luoghi, destinati altrimenti all’abbandono in balìa dei vandali o della natura che piano piano se ne riappropria». E così, dàgli oggi, dàgli domani, questa parola d’ordine è arrivata fino a Roma sotto forma di un fondo pari a due milioni destinati dalla Finanziaria 2008 al ministero dell’Ambiente per l’avvio di un programma di recupero «mirato alla conversione - si legge nel documento - a uso ciclabile delle tratte ferroviarie dismesse».
A distanza di due anni cosa è successo in Lombardia? Partiamo dalla ex ferrovia che dal 1884 al 1967 collegò Bergamo a Clusone, in Val Seriana. Il tratto è lungo quasi 33 chilometri. I binari sono stati rimossi e un tratto tra Colzate e Clusone è diventato un percorso ciclo-pedonale tra boschi, torrenti e santuari, lungo circa 12 chilometri e largo mediamente tre metri. Anche la Val Brembana ha la sua ferrovia dismessa. Si tratta della Zogno - Piazza Brembana che entrò in funzione nel 1906 e venne soppressa nel 1966. Qui le due ruote dall’ottobre 2007 hanno circa 18 chilometri a disposizione in un percorso suggestivo tra gallerie, ponti romanici e borghi medievali. Altre conversioni in piste per amanti delle bici si incontrano sulla ex ferrovia Voghera - Varzi, che si snoda a fianco dell’argine del torrente Staffora nell’Oltrepo pavese. Anch’essa lunga quasi 33 chilometri, entrò in servizio nel 1931 e fu soppressa nel 1966. Su questa linea, dal giugno 2008 c’è una pista ciclopedonale lunga nemmeno tre chilometri tra Codevilla e Retorbido. Così anche tra Ponte Nizza e Bagnaria. A detta di molti è un po’ pochino, dal momento che la Voghera - Varzi fa parte delle 12 ex ferrovie italiane che rientrano nei programmi di finanziamento del ministero.
Passando alla zona prealpina della Lombardia, un vecchio tratto ferroviario adibito a percorso per pedoni e biciclette si trova sull’antica strada ferrata Varese - Ghirla - Luino. La pista si snoda tra Luino, Germignaga e Mesenzana per circa 10 chilometri, immersa in una natura mozzafiato e costeggiando il torrente Margorabbia. Peccato che il percorso, a detta dei molti appassionati ciclisti, non sia per niente segnalato.
Ma in Lombardia ci sono anche tracciati che dopo decenni di abbandono sono tornati in servizio sotto forma di ferrovia turistica. Oltre al «TrenoBlu» di Iseo (vedi riquadro) è stato questo il destino della ex tratta Castellanza - Valmorea - Mendrisio di cui, per il momento, è funzionante il collegamento Malnate Olona - Cantello - Mendrisio: poco meno di un’ora su sferraglianti treni d’epoca a vapore. Un ritorno al passato reso possibile grazie alla collaborazione tra le associazioni Club del San Gottardo e Amici della ferrovia Valmorea. Infine non è ancora chiaro il destino della vecchia strada ferrata Peschiera del Garda - Sant' Antonio Mantovano, che funzionò tra il 1934 e il 1967 lungo i suoi 34 chilometri di lunghezza. Alcuni la vorrebbero riutilizzare come pista ciclabile, ma molte istituzioni e associazioni mantovane si battono per la riattivazione del servizio ferroviario.

La convinzione è che grazie al ripristino della strada ferrata, il flusso turistico dal Garda verso la città dei Gonzaga, aumenterebbe del 20 per cento.

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