Fausto Biloslavo
LUnione europea ha deciso di punire il presidente bielorusso, con tendenze dittatoriali, Aleksandr Lukashenko. Nella notte i reparti speciali della polizia avevano sgomberato con un blitz il presidio di manifestanti nel centro di Minsk, la capitale, che da cinque giorni protestavano contro le elezioni che hanno incoronato Lukashenko per altri cinque anni al potere. Circa duecento oppositori sono stati arrestati.
La reazione dellEuropa non si è fatta attendere e sono scattate le sanzioni, o meglio restrizioni, che prevedono anche il divieto di concedere il visto di ingresso nei Paesi dellUnione allo stesso Lukashenko. La misura aveva già colpito sei alti funzionari del regime, legati alla repressione, ma si parla pure di congelamenti di fondi. I dettagli delle misure contro il regime bielorusso saranno definiti il 10 aprile, in occasione della riunione dei ministri degli Esteri della Ue. Ieri il Consiglio europeo ha condannato, con un duro documento, «larresto di manifestanti pacifici che esercitavano il loro diritto legittimo di protesta contro la condotta delle elezioni. (...) In un continente di società aperte e democratiche, la Bielorussia è una triste eccezione».
AllEuropa si erano già affiancati in mattinata gli Stati Uniti che hanno intimato alle autorità di Minsk di «rilasciare immediatamente» i manifestanti arrestati che dimostravano pacificamente contro le frodi elettorali del 19 marzo». Domenica scorsa il padre-padrone della Bielorussia dal 1994 aveva conquistato il suo terzo mandato presidenziale con l83% dei voti, ma lopposizione ha subito denunciato brogli chiedendo la ripetizione del voto. Per questo motivo i manifestanti hanno occupato pacificamente la piazza dOttobre nella capitale con unimprovvisata tendopoli di protesta.
Verso le tre di ieri mattina la polizia è intervenuta, in tenuta antisommossa, sorprendendo gli oppositori nel sonno. I giornalisti presenti sono stati allontanati e la tendopoli circondata. Circa duecento manifestanti si sono arresi, ma una cinquantina ha cercato di resistere in maniera non violenta. Tutti sono stati sbrigativamente caricati su camion verdi delle forze di sicurezza, con finestrini oscurati. A bordo sarebbero iniziati i maltrattamenti secondo Carta 97, unorganizzazione che si batte per il rispetto dei diritti umani. Il blitz è durato una ventina di minuti, ma molti oppositori sono stati portati via senza scarpe e poi costretti a rimanere scalzi nel gelo invernale. «Siamo stati tenuti in piedi contro un muro con le mani alzate, e chi diceva qualcosa o girava la testa veniva colpito ai reni» ha detto Nikolai Ilyin, un giovane oppositore di 21 anni, che ha raccontato di essere svenuto e di essere stato portato in ospedale, da dove è riuscito a fuggire.
Sulla piazza sono intervenuti bulldozer, trattori e spazzini per spianare il presidio della libertà. Alla fine il colonnello Yuri Podobed (quello che aveva teorizzato il diritto degli oppositori a «manifestare con la faccia sul selciato») che guidava loperazione avrebbe detto: «Con questo la rivoluzione è finita». Invece oggi lopposizione è decisa a tornare in piazza. Lo ha dichiarato subito dopo il blitz il principale leader anti regime, Aleksandr Milinkevic. La manifestazione coincide con lanniversario della giornata della libertà che ricorda una breve parentesi di indipendenza del Paese dalla Russia nel 1918.
In difesa di Lukashenko è intervenuto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, che ha accusato lOrganizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (Osce) di «aver creato tensioni» per avere bollato il voto di domenica come «non adeguato agli standard democratici». Inoltre il rappresentante di Mosca, riferendosi al blitz notturno della polizia a Minsk, ha sostenuto che «non cè nulla di paragonabile alla violenza che osserviamo ora in numerose capitali europee».
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