Si è esibita in tutti i grandi teatri italiani, ma l’emozione più grande l’ha vissuta a molti chilometri dall’Italia, a Mosca, quando al fianco di Big Luciano cantò l’Ave Maria e vide gli occhi degli spettatori che l’applaudivano riempirsi di lacrime. «È il più bel ricordo che ho di lui, un ricordo struggente, perché da allora l’Ave Maria la volle cantare sempre con me». Simona Todaro, 35 anni e un sorriso coinvolgente, è una soprano già affermata in Italia e non solo, e il suo talento è un dono di famiglia. Sì, perché Simona è la cugina di Luciano Pavarotti, con il quale aveva in comune Maria Maselli, nonna per lei, cugina per il grande tenore. E se sono tanti gli anni che li dividono - per l’età -, di tempo insieme ne hanno trascorso molto, da quando, poco più che diciasettenne, Simona andò a Pesaro per fare un’audizione. «Non andò bene - sorride Simona, sicura del proprio talento oggi dopo diversi anni e molti palcoscenici calcati -, lui mi disse... lascia perdere! Però vista la mia passione mi consigliò il nome di un’insegnante di canto che stava a Milano». Da lì cominciò il periodo di grande studio di Simona che trovò nell’insegnante una donna piena di carisma e di grande intuito. «Mi disse che avevo una voce bellissima, un timbro affascinante - spiega Simona -, e iniziai a studiare, arrivando ai primi concerti». Poi, nel 2001, il secondo incontro. «Tornai a Pesaro e questa volta mi abbracciò e mi disse bravissima!», ricorda Simona, ancora emozionata. Il passo per cantare al suo fianco nei più grandi teatri del mondo fu breve, e l’adrenalina che scorreva nelle vene di Simona quando si esibiva con lui davanti a trentamila persone si può solo immaginare. O si può intuire il brivido di essere Mimì nella Bohemé diretta a Fano dal più grande tenore di tutti i tempi.
Bella, giovane e talentuosa. Ma quasi sconosciuta a Genova. Perché? «Ce lo diciamo nel nostro ambiente tra colleghi che le città di origine non ci conoscono: una volta dopo essermi esibita all’Opera di Roma ne parlai con una collega romana che lì non era mai riuscita ad arrivare». Un peccato.
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