Bilancio in pari entro il 2011

«Non nascondiamo e non ci nascondiamo le difficoltà e le criticità. Nell’economia reale troviamo oggi una crescita poco al di sopra dello zero. Abbiamo la consapevolezza di un rischio di bilancio che c’è e/o che verrà, non solo dal lato della spesa pubblica, se non sottoposta a una rigida disciplina, ma anche dal lato delle entrate fiscali». Lo scrivono il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nella prefazione del Dpef 2009-2013.
Al di là del quadro economico, comunque, il Documento di programmazione economica e finanziaria indica anche le «grandi cifre» e gli obiettivi della finanza pubblica. A fronte di un deficit di quest’anno al 2,4%, quello del 2009 scenderà all’1,8%, per diventare pari allo 0,9% nel 2010 e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2011.
I dati sono perfettamente in linea con il Patto di stabilità europeo, che prevede una riduzione del deficit strutturale annuo dello 0,5% per tutti i Paesi Ue; ma che richiede sforzi aggiuntivi a quelli - come l’Italia - che hanno un debito fuori linea. Non a caso, il Dpef indica anche il profilo di riduzione del rapporto debito-Pil. Sarà del 102,6% nel 2009, del 100,3% nel 2010, del 97% nel 2011; e scenderà sotto il 90% nel 2013.

Ma il vero dato importante del Dpef è quello sull’inflazione programmata: valore guida per i rinnovi contrattuali, così come previsto dall’accordo sul costo del lavoro del 2003. Per quest’anno, il Dpef fissa un’inflazione programmata all’1,75%, per poi scendere all’1,5% e restare sugli stessi livelli per 5 anni. Il tasso d’inflazione indicato dall’Istat invece è il 3,7%.

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